Allarme siccità in Calabria, l’invaso dell’Alaco a livelli preoccupanti

Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Anbi, la diga – risorsa strategica per le province di Catanzaro e Vibo – è ferma al 47,5% della sua capacità. Un dato nettamente inferiore alla media stagionale

Un invaso che si svuota più del previsto, una primavera avara di piogge e la paura, concreta, di un’estate all’asciutto. In Calabria l’allarme acqua torna a farsi sentire con prepotenza, complice una siccità che non dà tregua e che rischia di trasformare in incubo la stagione turistica e la vita quotidiana di migliaia di cittadini.

Situazione che preoccupa

Situazione che preoccupa

A rilanciare l’allerta è stato l’ultimo report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che fotografa una situazione tutt’altro che confortante. I dati, come riportato dalla Gazzetta del Sud, dicono che mentre gli invasi di Arvo, Ampollino e Passante resistono con valori in linea con la media stagionale (intorno all’80% della capienza), è l’invaso dell’Alaco – cuore dell’approvvigionamento idrico per le province di Catanzaro e Vibo Valentia – a preoccupare maggiormente: il serbatoio segna un riempimento fermo al 47,5%, ben al di sotto della soglia di sicurezza. Un numero che pesa, soprattutto perché si riferisce a un’area “abbastanza popolosa”, come sottolinea il report.

“Il rischio – si legge nel rapporto – è quello di trovarsi in estate con i rubinetti a secco, in una regione dove l’insufficienza d’acqua è un problema cronico”. E c’è chi già teme disagi seri per residenti, imprese e turisti.

Una risorsa

Nel Vibonese e nel Catanzarese, infatti, la diga dell’Alaco rappresenta una risorsa vitale: “Solo quattro anni fa – scrive ancora la Gazzetta del Sud – la stessa riserva aveva superato abbondantemente il 50% già in primavera”. Oggi, invece, lo scenario è ben diverso. E i margini di miglioramento, stando agli esperti, sono limitati.

A pesare, spiega l’Osservatorio nazionale Anbi, è soprattutto la scarsa incidenza delle piogge e delle nevicate nei mesi invernali. Una tendenza che, se confermata, impone interventi rapidi e mirati. Non a caso, nelle scorse settimane, alla Prefettura di Reggio Calabria si è tenuto un tavolo tecnico dedicato all’emergenza, con la partecipazione del commissario straordinario nazionale per la siccità, Nicola Dell’Acqua. In quell’occasione è stato ribadito come l’approvvigionamento idrico non possa più essere gestito in maniera emergenziale, ma richieda una pianificazione di lungo periodo.

L’indice Spi

La situazione, evidenzia ancora la Gazzetta del Sud, è resa ancora più delicata dagli ultimi dati dell’indice Spi, che misura surplus e deficit di pioggia su base trentennale: “Da ottobre scorso – si legge – la zona ionica calabrese è quella che mostra i segni più evidenti della crisi, con sacche di siccità persistente soprattutto nell’area dello Stretto e nella Piana di Gioia Tauro”.

Uno scenario che richiama alla mente l’estate torrida dello scorso anno, quando – in alcune località – la disponibilità idrica scese sotto la soglia del 30%, con gravi ripercussioni per famiglie e attività produttive.

Questa volta, però, il rischio è che si arrivi impreparati. E mentre l’invaso dell’Alaco resta sotto stretta osservazione, la Calabria si interroga sul proprio futuro idrico: basteranno le riserve attuali a garantire l’acqua per tutti nei mesi più caldi? La risposta, purtroppo, non è affatto scontata.

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