“Ogni volta che un lavoratore perde la vita sul posto di lavoro, non è solo una tragedia personale e familiare: è un fallimento collettivo, che chiama in causa l’intera società, le istituzioni e il sistema delle regole che dovrebbero tutelare la vita e la dignità di chi lavora. Ed è proprio questa strage silenziosa, che continua a ripetersi giorno dopo giorno, a dare oggi un significato ancora più forte ai referendum popolari dell’8 e 9 giugno”. A sottolinearlo è la consigliera regionale Amalia Bruni del Pd che lancia un appello al voto richiamando il valore profondo dei quesiti referendari che riguardano la sicurezza e i diritti dei lavoratori.
“L’ennesima vittima registrata nei giorni scorsi nel cantiere dell’A2, il 55enne Salvatore Cugnetto di Lamezia Terme, è solo l’ultimo volto di un elenco che si allunga senza sosta – afferma Bruni –. Solo nei primi cinque mesi del 2025, nella sola Lamezia Terme, sono già tre gli operai che non sono più tornati a casa: Francesco Stella, 38 anni; Maicol Affatato, 26 anni; e adesso Salvatore. Tre tragedie che non possono più essere archiviate come fatalità, ma che raccontano di un sistema che continua a sacrificare vite umane sull’altare del profitto e dell’assenza di prevenzione”.
Il denominatore comune
“Dietro ogni morte sul lavoro – prosegue Bruni – c’è quasi sempre un denominatore comune: mancanza di controlli, carenza di formazione, appalti e subappalti che scaricano la responsabilità verso il basso, imprese che tagliano sui costi della sicurezza. È questo meccanismo che i referendum cercano finalmente di interrompere, restituendo piena responsabilità a chi decide, organizza e gestisce i cantieri e i luoghi di lavoro. Non possiamo più permettere che a pagare siano sempre gli ultimi, mentre i vertici restano protetti e impuniti”.
Bruni richiama così i contenuti centrali della mobilitazione referendaria, in sintonia con quanto sostenuto in queste settimane dal Comitato referendario che unisce partiti, sindacati, associazioni: “Serve un modello di impresa diverso, che metta al centro la persona e la qualità del lavoro, non il massimo ribasso. Bisogna introdurre meccanismi chiari di responsabilità solidale per chi appalta e subappalta, potenziare gli ispettorati del lavoro, rafforzare la medicina preventiva, arrivare a norme penali che riconoscano la gravità di chi consente, per negligenza o dolo, che si continui a morire così”.
“Il referendum ci chiama a scegliere – conclude Amalia Bruni –. Scegliere se restare indifferenti o dare finalmente voce a chi lavora, spesso in condizioni di precarietà e insicurezza. Scegliere se accettare ancora questa strage continua o pretendere che la vita di chi lavora sia sacra, inviolabile e tutelata. L’8 e il 9 giugno non è in gioco solo una riforma: è in gioco la nostra idea di giustizia sociale. Per questo rivolgo un appello a tutti: andiamo a votare, per noi e per chi non può più farlo”.