Un terreno di tre mila metri quadrati adibito a discarica, nel quale venivano sversati, a cielo aperto, rifiuti speciali, tra cui materiale ferroso, parti di vetture in disuso, componenti meccaniche e di carrozzeria, fusti di olio esausto, di solventi e vernici, contenitori di plastica e vetro, e ogni tipo di materiale di risulta. Numerose sono le violazioni contestate al cinquantenne di Sant’Onofrio, che i Carabinieri in servizio alla locale Stazione e del Nucleo Forestale hanno identificato come presunto responsabile della realizzazione della discarica non autorizzata, mediante la gestione illecita dei rifiuti, il trattamento abusivo di componenti meccaniche e di carrozzeria, e l’abbandono di rifiuti speciali sul suolo, anche di natura pericolosa.
Un danno all’ambiente di proporzioni inestimabili, ma anche per la salute di tutti gli esseri viventi che lo abitano, esseri umani compresi. Le conseguenze di queste azioni incoscienti sono destinati a ripercuotersi anche nel futuro, con il rischio che il rilascio di sostanze nocive nel terreno possa comportare l’inquinamento delle falde acquifere sottostanti e il rilascio di microplastiche. Un solo sacchetto di plastica, immesso nell’ambiente, permane tra i 100 e i 900 anni, causando ulteriori danni anche alla flora ed alla fauna che ne entrerà inconsapevolmente in contatto: figuriamoci cosa può accadere quando ad essere sversati sul terreno solo oli esausti, vernici e solventi. Il costante impegno dei Carabinieri, e della loro componente forestale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia guidata dal Procuratore Camillo Falvo, è volto a impedire la commissione di questi gravissimi reati, e a contrastare il fenomeno dell’inquinamento ambientale, in tutte le sue forme, per la salute di tutti gli esseri viventi e per tutelare il futuro delle nuove generazioni.
Un danno all’ambiente di proporzioni inestimabili, ma anche per la salute di tutti gli esseri viventi che lo abitano, esseri umani compresi. Le conseguenze di queste azioni incoscienti sono destinati a ripercuotersi anche nel futuro, con il rischio che il rilascio di sostanze nocive nel terreno possa comportare l’inquinamento delle falde acquifere sottostanti e il rilascio di microplastiche. Un solo sacchetto di plastica, immesso nell’ambiente, permane tra i 100 e i 900 anni, causando ulteriori danni anche alla flora ed alla fauna che ne entrerà inconsapevolmente in contatto: figuriamoci cosa può accadere quando ad essere sversati sul terreno solo oli esausti, vernici e solventi. Il costante impegno dei Carabinieri, e della loro componente forestale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia guidata dal Procuratore Camillo Falvo, è volto a impedire la commissione di questi gravissimi reati, e a contrastare il fenomeno dell’inquinamento ambientale, in tutte le sue forme, per la salute di tutti gli esseri viventi e per tutelare il futuro delle nuove generazioni.