E’ un paesaggio desolante quello che accoglie chiunque si avventuri nella zona industriale del territorio di Portosalvo. L’intera area era stata ultimata tra gli anni Ottanta e Novanta, quando sono state realizzate le opere di urbanizzazione. Un motore dello sviluppo dell’economia locale che aveva due punti di riferimento importanti: il collegamento con il Porto di Vibo Marina e lo snodo ferroviario.
Sogni che si sbriciolano
Sogni che si sbriciolano
Oggi quei progetti, quei sogni, si sono sbriciolati come un biscotto perché l’intera zona mostra il volto più crudo della crisi economica e della mancanza di investimenti. Capannoni chiusi da anni, cancelli arrugginiti e insegne sbiadite sono il segno tangibile di una realtà che difficilmente riuscirà a rialzarsi. Le poche aziende ancora in attività lottano quotidianamente contro difficoltà insormontabili: non ci sono solo i costi energetici, la scarsa accessibilità alle risorse e la competizione sempre più serrata da parte di mercati esterni. Imprenditori, piccoli artigiani e medie imprese, denunciano lo stato di abbandono da parte delle istituzioni, incapaci di offrire un piano di rilancio efficace.
Strade al buio
Non va meglio sul fronte delle infrastrutture. La pubblica illuminazione è completamente fuori uso lasciando le strade nell’oscurità più totale. La mancanza di luce non solo crea un ambiente spettrale, ma alimenta anche la percezione di insicurezza. Il sistema di videosorveglianza realizzato su tutta l’area dal vecchio Consorzio Industriale non esiste più, alcuni dispositivi sono stati anche rubati. Difficile prevenire furti o atti vandalici di qualsiasi natura. Le strade ormai sono invase da rifiuti, discariche a cielo aperto, erbacce di ogni tipo; rovi e canneti riducono non solo la visuale ma anche le carreggiate delle strade. I tombini sono scoperti, le grade in ghisa sono state portate via e rappresentano una trappola per camion e automobilisti in transito.
Il colpo di grazia
A dare il colpo di grazia alla realtà industriale ci ha pensato chi ha voluto cancellare i vecchi Consorzi per realizzare un’azienda unica nel nome delle spartizione politica e non certo dell’efficienza e dello slancio delle realtà industriali locali. In pochi anni siamo passati dal Consorzio industriale, al Corap per finire con l’Arsai (Azienda regionale per lo sviluppo delle aree industriali) sulla quale la politica ci ha messo il suo cappello. Tutto il resto, ovviamente, può aspettare. A peggiorare il quadro c’è l’assenza di una visione strategica per il futuro. Mentre in altre realtà del Paese le aree industriali riescono a rinnovarsi e ad attrarre investimenti, da queste parti sembra manchi la volontà politica di intervenire.
Intanto, i giovani fuggono verso contesti più promettenti, impoverendo ulteriormente un territorio, come quello vibonese, già fragile. Un mondo reale che si contrappone pesantemente ai fiumi di parole che pochi giorni fa sono stati fatti all’assemblea generale di Confindustria Vibo Valentia, dove a farla da padrona ancora una volta è stata l’ipocrisia della politica e della Regione.
Subito interventi
Questa zona industriale, simbolo del passato produttivo della nostra comunità, rischia di trasformarsi in un cimitero di sogni e opportunità. Servono interventi urgenti e concreti per provare a ridare vita a un’area che, nonostante tutto, potrebbe ancora rialzarsi.