Artigianato calabrese, lieve crescita ma frena la ripartenza

Nel primo semestre 2025 saldo positivo di +98 imprese. Resilienza del settore, ma investimenti e nuove aperture in calo.

Il primo semestre del 2025 si chiude con un saldo positivo per il comparto artigiano calabrese, ma senza quel dinamismo che servirebbe a parlare di vera ripartenza. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Imprese Calabria, che fotografa lo stato di salute delle micro e piccole imprese regionali.

Nei primi sei mesi dell’anno, la Calabria ha registrato un saldo di +98 imprese artigiane (1.282 iscrizioni contro 1.184 cessazioni). Un risultato migliore rispetto al +67 dello stesso periodo del 2024, ma ancora lontano dal +125 del 2023 e dal picco post-pandemico di +251 nel 2022. In termini relativi, il tasso di crescita si ferma allo 0,51%, collocando la regione al quinto posto a livello nazionale.

Nei primi sei mesi dell’anno, la Calabria ha registrato un saldo di +98 imprese artigiane (1.282 iscrizioni contro 1.184 cessazioni). Un risultato migliore rispetto al +67 dello stesso periodo del 2024, ma ancora lontano dal +125 del 2023 e dal picco post-pandemico di +251 nel 2022. In termini relativi, il tasso di crescita si ferma allo 0,51%, collocando la regione al quinto posto a livello nazionale.

Il trend appare dunque rallentato. La tenuta del settore – si legge nel report – si basa più su una riduzione delle cessazioni che su un vero aumento delle aperture. Le nuove iscrizioni, infatti, sono in lieve calo rispetto all’anno scorso (da 1.303 a 1.282), mentre le chiusure sono pressoché stabili. Un segnale che indica prudenza e difficoltà di accesso al mercato per chi vuole avviare una nuova attività.

Costruzioni in testa, ma pesano inflazione e credito difficile

Il settore delle costruzioni si conferma trainante, con +155 imprese nel semestre, grazie agli effetti residui del Superbonus e degli altri incentivi edilizi. Seguono le attività di riparazione veicoli e installazione impianti (+39) e il comparto del benessere (parrucchieri ed estetisti) con +28. Bene anche alimentare e metalmeccanica.

In sofferenza, invece, i servizi alle imprese (-31), la manifattura tessile e abbigliamento (-9), grafica e stampa (-3) e le attività legate a informazione e comunicazione (-3). Settori più esposti alla volatilità dei consumi, all’inflazione e al rallentamento degli investimenti innovativi.

Secondo il report, il caro-finanza rappresenta uno dei principali ostacoli: l’accesso al credito bancario resta difficile per molte micro e piccole imprese, soprattutto quelle meno strutturate. Il costo del denaro, unito alla rigidità dell’offerta creditizia, frena investimenti in formazione, tecnologia e sostenibilità, proprio mentre la transizione digitale e green richiede slancio.

Ascioti: “Gli artigiani da soli non possono reggere l’urto”

“Il dato positivo dimostra che il tessuto imprenditoriale calabrese è vivo e determinato – ha dichiarato Salvatore Ascioti, presidente di Confartigianato Imprese Calabria – ma non possiamo accontentarci di una crescita modesta e faticosa. Servono strumenti di accesso al credito più agili, incentivi mirati e meno burocrazia”.

Ascioti invita a costruire una strategia regionale di lungo periodo, fondata su formazione, digitalizzazione e valorizzazione delle filiere produttive locali: “Gli artigiani calabresi hanno dimostrato passione e resilienza, ma ora vanno sostenuti con politiche strutturate. Dobbiamo puntare sulla qualità e sulla capacità delle imprese di fare sistema”.

Un presidio economico da rafforzare

La fotografia dell’Osservatorio MPI evidenzia come l’artigianato continui a rappresentare un presidio fondamentale di occupazione, competenze e identità economica per la Calabria. Ma è anche un settore esposto, che richiede interventi mirati per consolidare la sua funzione sociale ed economica.

“Politica e istituzioni – conclude il report – devono riconoscere il ruolo cruciale delle micro e piccole imprese, creando le condizioni per una ripartenza concreta, fondata su credito accessibile, investimenti strutturali e coerenza delle politiche pubbliche”.

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