Auditorium gremito di pubblico a Rombiolo per la presentazione del libro “Come polvere che si leva” scritto da Franco Staropoli, sangue rombiolese nelle vene, ma da oltre quarant’anni residente a Milano dove s’è trasferito dopo aver conseguito la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino. Un vivere sotto nuvole grigie e tra le nebbie della Padania cui si vede costretto per poter realizzare i suoi sogni. Una sorta di esilio che lo tiene lontano dai vicoli del suo paese alle falde del Poro, ma che in nessun modo attenua la forza dei ricordi della sua giovinezza. Tutt’altro. All’ombra della Madonnina, non c’è tramonto che non gli porti alla mente fatti, giochi, racconti, immagini, amici e marachelle che riempivano le giornate. Sensazioni, sentimenti, pensieri che Franco Staropoli immagazzina e custodisce gelosamente nella sua mente per poi, appena cessato il servizio attivo e con più tempo a disposizione, metterli nero su bianco e affidarli alla stampa “Come polvere che si leva” per dare spazio al passato.
La testimonianza di Domenico Petrolo
La testimonianza di Domenico Petrolo
A testimoniare l’efficacia delle pagine vergate da Franco Staropoli intervengono il giovane sindaco Caterina Contartese e Francesco Ferraro, presidente dell’Arci, associazione che, in collaborazione con l’amministrazione comunale e con le ragazze del servizio civile, ha organizzato l’evento, nonché l’ex sindaco Domenico Petrolo che per due legislature ha guidato l’amministrazione rombiolese. Le sue sono parole cariche d’emozione e il suo salto nella memoria dei tempi andati coinvolge anche i presenti. Belli i ricordi del ‘postale’ che portava i ragazzini di Rombiolo alla scoperta del mare di Nicotera Marina, una cui foto campeggia in copertina; il salto del filo spinato per entrare nel lido alla ricerca di una gazzosa; la mancanza di un salvagente per entrare in mare senza timore; le partite a pallone in campi di fortuna e altre belle immagini ancora.
Linee di nostalgia
A dar forza alla testimonianza di Petrolo è lo stesso autore che, chiamato in causa dalla brava moderatrice Orietta Barbuto, snocciola in successione tutte le motivazioni che hanno accompagnato il desiderio di mettere tutte assieme le pagine più belle di un’età che non torna e che neppure se ne va. La semplicità, la scorrevolezza efficace dello stile di Franco Staropoli vengono portate all’attenzione del pubblico dalla lettura di dei brani più significativi fatta, con la consueta bravura da Dolores Mazzeo. Poi, dal maxischermo posto al centro di una parete dell’Auditorium irrompe nel dibattito, in diretta, anche Mario Soldano, altro figlio illustre di Rombiolo, ex sindaco di Cologno Monzese, dalle cui parole traspaiono evidenti linee di nostalgia non solo per i tempi della giovinezza, ma anche per il dover stare lontano dalla sua terra.
Il legame dell’appartenenza
Per Mario Soldano “il libro di Franco Staropoli è un viaggio nelle memoria illuminata dallo sguardo di un bambino. È il racconto di una esperienza di vita che si snoda nel tempo e s’intreccia, attraverso i ricordi, con le emozioni più intime e le ferite dell’anima, riportandole alla superficie del presente”. Ma la vera essenza del libro “sta – afferma – nel rapporto coi luoghi, che solo in apparenza stanno nello sfondo. Più che descriverli, Franco sembra immergersi in essi, quasi vi fosse un legame di appartenenza vitale impossibile da sciogliere” anche perché “come qualcuno ha scritto – aggiunge – noi apparteniamo ai luoghi in cui siamo nati e tutti gli altri luoghi in cui abbiamo vissuto o viviamo non sono che luoghi di passaggio. Per questo – conclude – sentiamo il bisogno di tornare alle origini, riscoprire i sapori dell’infanzia e lasciare che il vento dei ricordi soffi via la polvere degli anni”.