Autonomia differenziata e conseguenze sulle regioni, in particolare del Sud. La politica è chiamata a rientrare in campo dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato sette profili di illegittimità sul testo che era stato liquidato dal Parlamento. I giochi si riaprono. La discussione ieri è partita da Catanzaro, da Palazzo de Nobili, sede del Municipio. Protagonisti il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e l’ex presidente della Regione ed ex ministro per i rapporti con il Parlamento e per gli affari regionali, Agazio Loiero.
L’occasione è stata la presentazione del libro del giornalista e responsabile della redazione della Calabria centrale de la Gazzetta del Sud, Antonio Ricchio. Il volume “Colpo allo Stato” (Falco edizioni) affronta la questione dell’Autonomia differenziata e il rischio della spaccatura del Paese, senza trascurare tutti i punti di vista nelle numerose interviste contenute tra le sue pagine.
L’occasione è stata la presentazione del libro del giornalista e responsabile della redazione della Calabria centrale de la Gazzetta del Sud, Antonio Ricchio. Il volume “Colpo allo Stato” (Falco edizioni) affronta la questione dell’Autonomia differenziata e il rischio della spaccatura del Paese, senza trascurare tutti i punti di vista nelle numerose interviste contenute tra le sue pagine.
Il pericolo Lega
All’incontro, moderato da Lino Morgante, presidente Ses e direttore editoriale della Gazzetta del Sud, hanno preso parte anche, oltre l’autore, l’editore Michele Falco e l’assessore comunale di Catanzaro Nunzio Belcaro, che ha portato i saluti del sindaco Nicola Fiorita, tra gli amministratori più convinti dei danni che la riforma avrebbe potuto provocare.
“Mi ero subito accorto – ha detto Loiero – che c’era questo tentativo forte della Lega di dividere il Paese. È un tema terribile per il Sud perché la riforma tocca due elementi che sono cardine della nostra Costituzione: la solidarietà sancita dall’articolo 2, e l’unità e l’indivisibilità della Repubblica dell’articolo 5. Se riconosci le autonomie, questo non ha più senso. Quando Calderoli cercava di estromettere il Parlamento sbagliava, per questo la Corte Costituzionale ha colpito la sua riforma. Un tempo i patrioti, nel periodo del Risorgimento, sostenevano che tra libertà e unità avrebbero preferito sempre l’unità”.
“Ritengo – ha aggiunto – che il referendum sia ancora possibile, sarebbe un bellissimo esercizio di democrazia. Al presidente della Regione dico che va presa una posizione per il territorio. In Conferenza delle Regioni a mio avviso doveva prendere una posizione più precisa, ora vedo che fa interventi forti ma quasi tardivi”.
Il ruolo di Occhiuto
Appunti ai quali ha replicato Occhiuto. “Non ho avuto alcun ripensamento – ha detto – ho sempre sostenuto la stessa cosa. Non ho pregiudizi verso l’autonomia differenziata. Ho sempre sostenuto che l’autonomia doveva essere una parte, per quanto mi riguarda anche la meno importante, della legge Calderoli, perché doveva attuare tutto il Titolo V della Costituzione. Ad alcuni governatori interessava l’autonomia differenziata, a me il superamento della spesa storica, il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e quindi dei diritti dei cittadini”.
La posizione di Forza Italia
“Invece – ha aggiunto Occhiuto – per mesi si è parlato solo di autonomia e i Lep sono rimasti sullo sfondo. Sono molto soddisfatto del fatto che il mio partito, Forza Italia, con la voce autorevole di Tajani, abbia sposato la tesi che io sostenevo. Però la cosa più importante è che tutto quello che io dicevo lo ha affermato in maniera molto più autorevole di me la Corte Costituzionale. Il coraggio si dimostra quando si ha la capacità di assumere anche posizioni eretiche nella propria coalizione. Sono stato guardato come un eretico, poi molti mi hanno appoggiato. Loiero ha l’esperienza per sapere che il coraggio si dimostra quando si assumono queste posizioni, anche se ovviamente un presidente di Regione deve tenere conto del governo che è in carica. Ricordo a Loiero che lui era ministro nel governo Amato che approvò la riforma del Titolo V”