Domani, mercoledì 11 giugno, alle ore 16, nella sala consiliare del Comune di Vibo Valentia si terrà la tanto attesa Conferenza dei Sindaci. Un incontro cruciale, convocato per affrontare uno dei nodi più dolorosi e urgenti del territorio: la crisi profonda del sistema sanitario vibonese. All’ordine del giorno, l’esame e l’approvazione del Rapporto sullo stato del sistema sanitario vibonese, documento sottoscritto da 18 primi cittadini del comprensorio. Il testo fotografa con lucidità le gravi carenze che affliggono strutture, servizi e personale, delineando un quadro allarmante e ormai insostenibile.
Ospedali al limite, cittadini senza risposte
Nonostante le numerose denunce e le promesse istituzionali, la situazione continua a peggiorare. I segnali di un sistema allo stremo sono sotto gli occhi di tutti: reparti sotto organico, attrezzature obsolete, tempi di attesa interminabili. A farne le spese, come sempre, sono i cittadini. Le ultime tragedie che hanno colpito la comunità testimoniano una deriva pericolosa. Martina Piserà, 32 anni e incinta al settimo mese, aveva lanciato ripetuti segnali di allarme. Dolori forti, più volte riferiti ai sanitari, sono stati ignorati. La sua morte e quella del figlio che portava in grembo hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. Pochi giorni dopo, la vita di Maria Mamone, 37 anni, è stata spezzata a Pannaconi di Cessaniti. Anche lei aveva chiesto aiuto, lamentando sintomi che non sono stati adeguatamente interpretati. In entrambi i casi, la diagnosi è arrivata troppo tardi – o non è arrivata affatto.
Una rete che non regge più
Questi eventi non sono eccezioni. Sono il risultato di un sistema che ha smesso di funzionare. Le responsabilità sono diffuse e stratificate: anni di sottofinanziamento, scelte discutibili nella gestione delle risorse, rinvii continui negli interventi strutturali. La sanità, qui, è diventata un labirinto dove si rischia di perdersi, anche quando il tempo è una questione di vita o di morte.
Occasione da non sprecare
La Conferenza dei Sindaci potrebbe rappresentare una svolta. Un’opportunità – forse l’ultima – per smettere di rincorrere le emergenze e iniziare a costruire soluzioni. Servono investimenti, ma anche visione e volontà politica. Servono infrastrutture adeguate e operatori sanitari formati e motivati. Soprattutto, serve un sistema che sappia ascoltare e intervenire con tempestività, evitando che ogni errore diventi una tragedia annunciata.