Una biblioteca e due presidenti. Anche la cultura finisce nella gabbia della gestione, del potere, della politica. Quanto sta accadendo a Soriano Calabro, purtroppo, è il paradigma di un territorio che scivola nel baratro. Parliamo della Biblioteca Calabrese, fondata da uno storico dello spessore di Nicola Provenzano, e che rappresenta uno dei poli culturali e più prestigiosi della Calabria.
Le fazioni
Le fazioni
Al presidente in carica Giuseppe Ceravolo qualche mese addietro si è aggiunto un altro presidente, Salvatore Inzillo. Attorno a loro, al di là delle ragioni, delle presunte violazioni o forzature, si sono venuti a determinare due fazioni con il rischio che la Biblioteca Calabrese venga schiacciata dal peso delle polemiche a causa della mancata accettazione di alcuni soci che legittimamente chiedevano di poter aderire quali sostenitori di quella che definiscono la loro “casa”.
Ecco alcune delle dichiarazioni di Giuseppe Ceravolo, che ritiene essere l’unico presidente in carica: “All’atto della mia elezione ho trovato la Biblioteca chiusa e non accessibile al pubblico da due anni, per motivi di sicurezza, per via di un’ordinanza emessa dalla terna commissariale alla quale era stato fatto presente la carenza del sistema antincendio. Per me la grande Biblioteca di Soriano non poteva rimanere chiusa, avrebbe perso smalto e importanza per la rarefazione di interessi di studiosi, turisti, visitatori. Dopo vari tentativi verso Enti, ho trovato una soluzione colloquiale con il presidente della Provincia che ha messo a disposizione un tecnico e in un meno di un mese, senza oneri per il Comune di Soriano, proprietario dell’immobile, ha redatto un progetto completo, inviato a me come presidente e subito trasmesso ai commissari per l’inoltro alla Regione”.
Un passo importante che da qui a breve, si spera, dovrebbe rendere la Biblioteca agibile. Ma nel racconto di Ceravolo, che potremo sentire nella nostra intervista, vengono anche indicate responsabilità ben precise nei confronti della direttrice Iannelli e del prof. Teti (che ha rassegnato le dimissioni).