L’immagine di un pronto soccorso affollato non è solo la fotografia di un giorno difficile, ma il sintomo evidente di una malattia più profonda che affligge il sistema sanitario: la debolezza della medicina territoriale. È questo l’allarme lanciato dalla consigliera regionale del Partito Democratico, Amalia Bruni, che in un duro attacco mette in luce le falle di un sistema che riversa sugli ospedali l’intero carico della domanda di salute dei cittadini.
“La medicina territoriale non è un comparto secondario, ma il primo livello di assistenza e prevenzione, il filtro indispensabile che deve intercettare i bisogni sanitari prima che diventino emergenza,” dichiara Bruni, sottolineando come l’assistenza di base, dai medici di famiglia agli infermieri di comunità, sia il vero baluardo contro il collasso degli ospedali.
“La medicina territoriale non è un comparto secondario, ma il primo livello di assistenza e prevenzione, il filtro indispensabile che deve intercettare i bisogni sanitari prima che diventino emergenza,” dichiara Bruni, sottolineando come l’assistenza di base, dai medici di famiglia agli infermieri di comunità, sia il vero baluardo contro il collasso degli ospedali.
Guardie mediche e pazienti cronici: un sistema al collasso
La consigliera punta il dito su due problemi cruciali: il venir meno delle guardie mediche e la mancata gestione dei pazienti cronici. La chiusura di questi presidi ha lasciato intere comunità, soprattutto nelle aree interne e rurali, senza alternative concrete durante la notte e nei giorni festivi, costringendo i cittadini a riversarsi sui pronto soccorso anche per bisogni non urgenti.
“Senza questi presidi, i cittadini non hanno alternative se non il pronto soccorso, che inevitabilmente si riempie anche per bisogni che potrebbero essere gestiti sul territorio”, ribadisce la Bruni.
Un altro punto dolente è la gestione dei pazienti cronici, che richiedono una continuità di cura che spesso manca, spingendoli a rivolgersi agli ospedali anche per problematiche che potrebbero essere risolte a livello locale. “Diabete, ipertensione, insufficienza cardiaca: la mancanza di un coordinamento territoriale costringe molti pazienti a rivolgersi agli ospedali anche per bisogni non emergenziali”, afferma la consigliera.
Promesse mancate e un futuro incerto
Nonostante le promesse e le innovazioni introdotte da strumenti come il Dm 77 e le Case di Comunità, l’attuazione di un sistema sanitario integrato si scontra con una realtà di scarsa contrattazione e un vero e proprio “fallimento del Pnrr ‘Missione salute'”. La carenza di personale e la mancanza di una reale integrazione tra ospedali e territorio rischiano di rendere vani gli sforzi e le riforme, come sottolineato da ForumPA.
“In una regione come la Calabria, dove le distanze geografiche e le fragilità sociali amplificano le disuguaglianze, la medicina territoriale diventa ancora di più un tema dirimente,” conclude Amalia Bruni. “Senza di essa, i pronto soccorso continueranno a restare saturi, gli ospedali sotto pressione, e i cittadini privati del diritto a una sanità di qualità. La vera riforma della sanità non inizia nei grandi ospedali, ma nei quartieri, nelle case, nei piccoli comuni.”