In Italia le città sono sempre più in affanno nel raggiungere performance ambientali sostenibili. A raccontarlo Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore. La trentaduesima edizione del rapporto Ecosistema Urbano, realizzato collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, offre una visione dettagliata circa l’evoluzione (troppo lenta) delle performance ambientali delle città italiane. Lo studio, svolto sui 106 capoluoghi tenendo conto di 19 indicatori distribuiti in 6 aree tematiche (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia), restituisce per il 2024 una fotografia in chiaroscuro tra tante croniche difficoltà e qualche miglioramento.
La classifica
La classifica
In generale, ancora nessuna città raggiunge il punteggio del 100%. Trento (79,78 %) e Mantova (78,74%) le uniche città a superare la soglia di 75 punti e a dominare la classifica di Ecosistema Urbano. Trento, in cima alla classifica (nel 2023 era seconda) rappresenta il meglio della vivibilità in città. Mantova, medaglia d’argento, risale la classifica di cinque posizioni (nel 2023 era settima), grazie ad alcuni risultati negli indici più significativi come il calo dei consumi idrici, le perdite idriche e la raccolta differenziata che è all’84%.
Bergamo, al terzo posto con un punteggio del 71,82% (nella passata edizione era 16esima), grazie ad un impegno costante soprattutto nel settore della raccolta differenziata e della ciclabilità. Le altre città che rientrano nel top ten sono Bolzano, quarta, seguita daPordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna, Forlì. Tutte aree urbane del nord Italia, con Bologna, al 9° posto, che si conferma la migliore tra le grandi città anche se perde una posizione rispetto alla passata edizione.
Male la Calabria
Il Sud è sempre in grande affanno, ad eccezione di Cosenza, 16esima in classifica, unica città del Meridione nella top 20 anche se rispetto alla passata edizione perde 3 posizioni (era 13esima). In fondo alla classifica ci sono nove città del sud – Caltanissetta (97°), Caserta (98°), Catania (100°), Palermo (101°), Catanzaro (102°), Napoli (103°), Crotone (104°), Vibo Valentia (105°), Reggio Calabria (106°) – che non arrivano a toccare il 35% del punteggio. Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria sono addirittura al di sotto dei 25 punti su 100.
Analisi generale dei dati
Punteggi e classifica sottolineano, in sintesi, oltre l’evidente forbice tra nord e sud del Paese, altre criticità note e incongruenze ancora da colmare. Partendo dallo smog, che resta un’emergenza nazionale, nessuna delle città capoluogo riesce a rispettare tutti i nuovi valori guida OMS per la qualità dell’aria, sebbene crescano le città che rispettano i limiti normativi. Migliora la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti che per la prima volta supera la media del 65%, contestualmente, dopo qualche anno di positiva riduzione complessiva, torna però ad aumentare la produzione di spazzatura. Restano alte le perdite della rete idrica, sebbene cali leggermente la media complessiva, i capoluoghi perdono nel loro insieme ancora più di un terzo dell’acqua immessa in rete. Complessivamente nei comuni capoluogo cresce, purtroppo, seppur di poco, il consumo di nuovo suolo. Torna ad aumentare il monte complessivo di energia prodotta da fonti rinnovabili.
Per il quarto anno consecutivo continuano, seppur lentamente, a crescere i passeggeri trasportati dal servizio di tpl con performance generali ancora molto lontane dai livelli delle migliori città europee. Sale, inesorabilmente, il numero di vetture immatricolate e circolanti in ambito urbano, confermando come le principali città siano enormi garage a cielo aperto con il parco auto tra i più grandi d’Europa. Dopo anni di crescita, scende la media della superficie urbana dedicata alla ciclabilità, diminuiscono anche i metri quadrati complessivamente destinati ai pedoni e alle zone a traffico limitato. Segnali preoccupanti che dimostrano quanto ancora siamo lontani da una mobilità sostenibile.
Di cosa c’è bisogno
Per concludere, manca una strategia nazionale in grado di seguire con coerenza e tenacia scelte capaci di cambiare davvero le nostre città, rendendole più sostenibili, al passo con i tempi e vicine alle necessità delle persone che le vivono. A partire dalla mitigazione e l’adattamento delle città agli impatti della crisi climatica. Argomento che trova ampio spazio nel Rapporto che quest’anno raccoglie diversi contributi a firma di esperti del settore e docenti sulla rigenerazione urbana.