Calabria fanalino di coda nei test Invalsi: la scuola non riesce a colmare il divario

Il 60% degli studenti delle scuole superiori non raggiunge le competenze minime in Italiano e Matematica
invalsi

Numeri che dovrebbero far riflettere, numeri che dovrebbero preoccupare. In Calabria, il 60% degli studenti delle scuole superiori non raggiunge le competenze minime in Italiano e Matematica. A dirlo è il nuovo rapporto Agnelli-Rocca, rilanciato dalla Gazzetta del Sud in un’inchiesta che accende i riflettori sull’emergenza educativa del Mezzogiorno.

Il quadro è sconfortante: i risultati dei test Invalsi – le prove nazionali che misurano le competenze di base degli studenti – raccontano un’Italia profondamente divisa, in cui il Nord corre e il Sud arranca. E la Calabria, purtroppo, si colloca all’ultimo posto dopo la Sicilia. Nella nostra regione, i ragazzi che frequentano l’ultimo anno delle superiori non riescono a raggiungere nemmeno i livelli minimi di comprensione del testo e di calcolo, indispensabili per affrontare il mondo universitario o del lavoro.

Un divario che è anche sociale

Ma dietro quei numeri ci sono le radici di un problema più profondo. “L’impoverimento materiale di bambini e adolescenti è un male oscuro che continua a dilatarsi”, scrive la Gazzetta del Sud, evidenziando come nelle aree interne e più fragili del Paese il disagio sociale si trasformi in una vera e propria emergenza educativa. I dati parlano chiaro: in Calabria solo il 40% degli studenti raggiunge le soglie minime previste. In Matematica il punteggio medio è 182, in Italiano si ferma a 186 – ben al di sotto della media nazionale (196 per l’Italiano, 200 per la Matematica).

A pesare sono le condizioni economiche, culturali e familiari. Il rapporto evidenzia una correlazione fortissima tra il contesto di vita e i risultati scolastici: dove manca il lavoro, dove la povertà è cronica, dove i servizi sono carenti, anche la scuola fallisce la sua missione.

Neet e povertà educativa: Calabria maglia nera

Secondo il Report Bes Istat, i giovani calabresi che non studiano e non lavorano – i cosiddetti Neet – sono il 27,2%, ben 11 punti in più della media nazionale. È un indicatore allarmante, che mostra quanto la dispersione scolastica continui a minare il futuro di intere generazioni. Tra i 25 e i 39 anni, solo il 25,3% ha completato un percorso di laurea o formazione terziaria – anche qui, uno dei dati più bassi d’Italia.

Un sistema che non regge

Il Sud, in particolare quello che comincia a Eboli, e che arriva ovunque in Calabria, rotola in fretta verso l’abisso. In una regione dove persino una visita medica urgente può diventare un’odissea, anche l’istruzione paga il prezzo di un sistema che fatica a garantire diritti essenziali.

Eppure, dietro queste cifre ci sono anche storie di resistenza: insegnanti che lottano ogni giorno in classi difficili, studenti che provano a riscattarsi nonostante tutto. Ma servono interventi strutturali, investimenti veri, visione politica. Altrimenti, il divario continuerà ad allargarsi e la scuola – l’unico vero ascensore sociale – rischierà di rompersi definitivamente.

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