Il cambio era nell’aria. Dopo dieci mesi, Vittorio Piscitelli lascia la guida della commissione straordinaria dell’Asp di Vibo Valentia. Al suo posto arriva Gianfranco Tomao, prefetto in quiescenza con un curriculum di tutto rispetto: già prefetto presso il Ministero dell’Interno e in diverse città italiane, insignito delle onorificenze di Cavaliere (2008) e Ufficiale (2013) dell’Ordine al merito della Repubblica.
Ma il cambio di guardia, dietro la patina delle cerimonie e dei curriculum, lascia aperte molte domande: perché Piscitelli ha deciso di lasciare ora? Forse perché ha toccato con mano una sanità abbandonata a se stessa, ostaggio della politica e dei condizionamenti esterni che, da sempre, hanno avuto l’ultima parola sulle scelte decisive?
Ma il cambio di guardia, dietro la patina delle cerimonie e dei curriculum, lascia aperte molte domande: perché Piscitelli ha deciso di lasciare ora? Forse perché ha toccato con mano una sanità abbandonata a se stessa, ostaggio della politica e dei condizionamenti esterni che, da sempre, hanno avuto l’ultima parola sulle scelte decisive?
Un sistema al collasso
Debiti pesanti, carenza di personale, rapporti tesi con la Regione, liste d’attesa interminabili, progetti annunciati e poi naufragati: dalla ristrutturazione dello Jazzolino al nuovo ospedale, promesso a ogni campagna elettorale ma ancora al palo. In mezzo, concorsi bloccati o nella migliore delle ipotesi a termine, stabilizzazioni a rilento, convenzioni negate, altre discutibili che hanno finito per rafforzare il ruolo del privato a scapito del pubblico.
Piscitelli lascia e si prepara a un nuovo incarico. Ma i cittadini vibonesi? Continuano a pagare sulla propria pelle l’incapacità di trasformare promesse in realtà.
Tomao, tra speranze e dubbi
Gianfranco Tomao eredita una situazione forse leggermente migliore rispetto a dieci mesi fa, ma pur sempre segnata da criticità strutturali e radicate. Riuscirà il nuovo prefetto a invertire la rotta di una sanità che da anni naviga a vista? O finirà anche lui schiacciato dal peso di un sistema che sembra resistere a ogni tentativo di cambiamento?
Le domande che restano
Chi risponderà delle scelte mancate? Quando i cittadini potranno vedere un ospedale nuovo, funzionante e all’altezza delle esigenze del territorio? E soprattutto: quanto ancora dovrà durare il commissariamento prima di parlare di vera normalità? La campagna elettorale regionale in atto servirà a continuare a produrre belle parole e voti, tanti voti. Perché la sanità, quella vibonese e calabrese più in generale, è stata trasformata da un luogo di cura a un terreno di consenso.