A meno di ventiquattro ore dalla scoperta, da parte della Regione Calabria, di una condotta fognaria danneggiata e potenzialmente pericolosa per la qualità delle acque marine in località Bagni, arriva una nuova segnalazione: il comitato ambientalista “Difendiamo il mare” ha denunciato l’esistenza di un canalone sospetto lungo il litorale sud del pontile ex Sir, già al centro di indagini giudiziarie la scorsa estate.
La nota è stata inviata attraverso la piattaforma ufficiale difendiambiente.regione.calabria.it, messa a disposizione dalla Regione per raccogliere segnalazioni di inquinamento e scarichi illegali. Il comitato riferisce che, in un tratto costiero a circa 500 metri dall’area già sequestrata, si osserva un notevole riversamento in mare di acque torbide, la cui origine è ritenuta dubbia ma potenzialmente collegabile allo stesso canalone sequestrato dalla magistratura nel 2023. L’area sarebbe verosimilmente interessata dal torrente Turrina.
Secondo quanto documentato dai rappresentanti del comitato durante un sopralluogo mattutino, dal canalone in questione si immette in mare una grossa tubazione da cui fuoriesce una quantità significativa di acqua maleodorante, di colore scuro e con presenza di schiuma. L’intero flusso, osservano gli attivisti, si riversa verso sud lungo circa 400 metri di litorale, fino a raggiungere il mare aperto.
La denuncia è supportata da osservazioni visive su ampia scala: la presenza di questa fonte inquinante – si legge nella nota – potrebbe essere responsabile della variazione cromatica delle acque lungo un tratto di costa compreso tra due e tre chilometri verso nord e sud e per una larghezza di circa 400 metri. Il fenomeno, reso più evidente dal moto ondoso e dalle correnti marine, è descritto come una persistente colorazione verde-marrone che muta nel corso della giornata, aggravando la percezione di degrado ambientale tra residenti e turisti.
Il comitato accoglie con favore l’iniziativa regionale di coinvolgere i cittadini nel monitoraggio ambientale, ma non risparmia critiche. “Siamo consapevoli che nell’area siano presenti condotte irregolari e illecite, ma – si legge nella nota – a oggi mancano interventi strutturali che possano realmente cambiare il quadro depurativo del territorio. Servono azioni concrete, non solo controlli spot”.
Gli attivisti sottolineano l’urgenza di una politica di depurazione efficace, condivisa e su scala territoriale, capace di intervenire all’origine dei problemi ambientali legati ai corsi d’acqua e ai loro scarichi a mare. Contestualmente, viene sollecitata una maggiore incisività sul fronte della legalità ambientale: “Una volta scoperti gli illeciti, è necessario individuare i responsabili e perseguirli con punizioni esemplari. Senza conseguenze reali, ogni operazione rischia di ridursi a mera propaganda, in attesa che l’estate finisca”.
Un monito che suona come una sfida, ma anche come un richiamo al senso di responsabilità collettiva, in una regione dove il mare, risorsa naturale ed economica, continua a essere minacciato da incuria, omissioni e illegalità.