L’amministrazione comunale di Vibo Valentia fatica a imprimere quel cambio di passo promesso in campagna elettorale. A poco più di un anno dall’insediamento, l’immagine che emerge – secondo le forze di opposizione – è quella di una macchina amministrativa rallentata, segnata da divisioni interne e da una scarsa capacità di incidere sui problemi quotidiani della città.
Promesse sospese
Promesse sospese
Nel concreto, osservano i critici, i segnali di rinnovamento sono deboli. Nessuna svolta evidente sul fronte dello sviluppo urbano, sociale ed economico, mentre continuano ad arrivare incarichi professionali ben retribuiti, la cui utilità pubblica viene messa in discussione. È in questo contesto che si inserisce la vicenda del Cinema Teatro Valentini, tornata improvvisamente al centro del dibattito cittadino.
Il sopralluogo
Nei giorni scorsi il sindaco, accompagnato da alcuni esponenti dell’amministrazione e da un rappresentante della proprietà, ha effettuato un sopralluogo all’interno della storica struttura. Telecamere al seguito e dichiarazioni pubbliche hanno fatto da cornice all’annuncio di una possibile riconversione dell’immobile: attività commerciali e una sala conferenze, questa l’ipotesi illustrata. Un’iniziativa che, nelle intenzioni di Palazzo Luigi Razza, vorrebbe segnare l’avvio di un percorso di recupero. Ma che, secondo l’Udc e la sua segretaria cittadina Claudia Gioia, rischia di rivelarsi più un’operazione di comunicazione che un progetto concreto.
Vecchio modo di fare
La modalità scelta non è passata inosservata. Proprio quel taglio mediatico, fatto di sopralluoghi annunciati e immagini diffuse, era stato duramente criticato in passato dall’attuale maggioranza quando a governare era l’amministrazione Limardo. Oggi, sottolineano dall’opposizione, si assiste a una riproposizione dello stesso schema, senza però una visione chiara sul futuro del centro cittadino.
Interesse pubblico
Il nodo centrale resta la destinazione d’uso del Valentini. Pensarlo come polo commerciale, sostiene Gioia, significherebbe favorire un’operazione a vantaggio quasi esclusivo della proprietà privata, con scarsi benefici per la collettività. Una scelta che appare poco coerente con le difficoltà già evidenti del commercio nel cuore della città, dove spazi come la Galleria Vecchio restano chiusi e inutilizzati.
Ipotesi alternativa
Secondo l’Udc, la strada da seguire sarebbe un’altra. Innanzitutto un’azione più incisiva nei confronti della proprietà, affinché l’immobile venga mantenuto in condizioni adeguate sotto il profilo igienico e della sicurezza pubblica. In caso contrario, non si esclude il ricorso all’esproprio. Ma soprattutto, l’amministrazione dovrebbe attivarsi per intercettare fondi strutturali destinati alla cultura, risorse che – viene ricordato – sono disponibili e accessibili.
Ritorno al teatro
L’obiettivo sarebbe riportare il Valentini alla sua funzione originaria: un teatro nel pieno centro urbano, capace di diventare luogo di aggregazione, produzione culturale e coesione sociale. La struttura, per conformazione e storia, si presterebbe già a questo ruolo. Servirebbero un progetto serio di recupero, interventi di restauro e messa in sicurezza, e una programmazione culturale stabile.
Centro vivo
In parallelo, l’attenzione al commercio dovrebbe tradursi in misure di sostegno alle attività che resistono lungo Corso Vittorio Emanuele, piuttosto che nella creazione di nuovi spazi commerciali dall’esito incerto. Un grande teatro, conclude l’Udc, potrebbe diventare il vero motore di una rinascita del centro storico, restituendo a Vibo Valentia non solo un edificio simbolo, ma anche una prospettiva di sviluppo condivisa.


