Cellulari e schede Sim intestate a extracomunitari per comunicare all’esterno, i dettagli del blitz della Finanza

Colpito il clan La Rosa di Tropea. Scoperto un sistema clandestino di comunicazione gestito da detenuti, i quali continuavano a dirigere le loro attività criminali tramite dispositivi non autorizzati

La Guardia di Finanza di Vibo Valentia e Catanzaro, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro. Le misure, che riguardano 10 persone gravemente indiziate di vari reati, tra cui associazione mafiosa, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti e trasferimento fraudolento di valori, sono state eseguite nelle ultime ore.

Di questi 10 soggetti, 7 sono stati arrestati e condotti in carcere, mentre 3 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Contestualmente, sono state avviate attività di perquisizione nei confronti dei destinatari delle misure, ma anche di altri indagati residenti in vari comuni, tra cui Prato, Terni, Secondigliano, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Tropea, Spilinga, Ricadi e Zaccanopoli. Le indagini hanno coinvolto diverse località e hanno portato alla luce una rete criminale ramificata.

Le indagini sono state condotte dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro. Grazie al lavoro meticoloso degli investigatori, sono stati acquisiti elementi rilevanti e prove che hanno permesso di formulare gravi indizi di reità nei confronti di soggetti posti al vertice del clan La Rosa, egemone nel comune di Tropea, un gruppo mafioso che continuava la sua attività criminosa anche durante la detenzione dei suoi membri in istituti penitenziari.

Le intercettazioni

In particolare, i soggetti coinvolti – secondo l’accusa – utilizzavano apparati radiomobili cellulari e schede sim intestate a soggetti extracomunitari per comunicare illegalmente con familiari e altre persone a loro vicine. Questi dispositivi, nonostante il loro arresto, venivano utilizzati per continuare a gestire gli affari illeciti del gruppo mafioso, creando un sistema parallelo di comunicazione clandestina. Le intercettazioni delle conversazioni telefoniche hanno consentito agli investigatori di acquisire ulteriori dettagli cruciali per l’inchiesta.

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