Il progetto della Cadi Srl, cinque lustri di carta bollata per difendere il sogno di far crescere Vibo Marina

Ritardi, burocrazia e ostacoli di ogni genere non hanno mai scoraggiato l'imprenditore Francesco Cascasi

Il calvario è finito. L’imprenditore Francesco Cascasi, titolare della Cadi S.r.l., incassa una sentenza del Consiglio di Stato che lo ripaga di tutti i torti subiti e il Comune di Vibo dovrà sobbarcarsi un carico risarcitorio milionario che potrebbe mandare in tilt il suo bilancio di per sé alquanto asfittico. E’ utile, però, ricostruire tutti i passaggi di una vertenza durata più lustri perché tutti possano percepire non solo i limiti di una giustizia che cammina “lento pede”, arrivando, comunque, a stabilire la verità fattuale, ma anche dei gravami incombono sulla vita di quanti hanno il coraggio di non arrendersi alle “stravaganze” di chi gestisce il bene comune.

Un iter tortuoso

Un iter tortuoso

Tutto comincia il 17 ottobre del 2000, 24 anni fa tanto per essere più chiari, allorchè la Cadi S.r.l. presenta al Comune di Vibo un’istanza per il rilascio della concessione demaniale marittima necessaria per poter realizzare una struttura per la nautica da diporto all’interno del porto di Vibo Marina. Un iter apparentemente semplice, che, invece, va a sbattere contro una lungaggine amministrativa senza precedenti per poi concludersi positivamente con la conferenza dei servizi del 27 settembre 2022, mentre la relativa determina vede la luce il 18 ottobre 2022. Non finisce, però, l’uso della carta bollata. La Cadi S.r.l. presenta ricorso al Tar Calabria per chiedere il risarcimento dei danni subiti a seguito del ritardo con cui il Comune s’era mosso prima di arrivare al rilascio della concessione.

La sentenza del Tar

Lo scorso 31 gennaio, il Tar Calabria, con sentenza n.167 di pari data, accoglie, in parte, il ricorso presentato da Cadi S.r.l. e condanna l’Ente del capoluogo a risarcire la ricorrente, anche se solo in parte. Nel corso dei 24 anni intercorsi tra l’istanza presentata per il rilascio della concessione e il riconoscimento del diritto della Cadi S.r.l. ad essere risarcita prende corpo una lunga serie di atti giudiziari che vedono il Comune di Vibo continuare a temporeggiare nonostante i pareri di tutti gli uffici competenti fossero positivi e nonostante le diffide ad adempiere notificategli dagli uffici giudiziari.

Il Comune, addirittura, il 2 febbraio 2005, esprime parere sfavorevole all’istanza della Cadi S.r.l. innescando altro ricorso. Il braccio di ferro continua e il 3 gennaio 2014 l’Ente emana una determina con la quale, da una parte, conferma il suo parere sfavorevole e, dall’altra, dà atto dell’approvazione del progetto preliminare e, contestualmente, invita la Società a presentare il progetto definitivo.

Risarcimento danni

Cadi S.r.l., a questo punto, lamenta gravi danni patrimoniali e non patrimoniali, per i ritardi del Comune e si rivolge al Tar per ottenere il risarcimento degli stessi che viene quantificato in 2.880 milioni di euro. L’ente territoriale si costituisce in giudizio eccependo la prescrizione del diritto al risarcimento da parte della Cadi. I passaggi dalle aule giudiziarie proseguono a tutto campo sino a quando, il 12 novembre 2018, l’Ente non convoca la conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto definitivo. Nasce a questo punto un altro ostacolo. Il Comune gioca l’ultimo “asso” e richiede la Valutazione di impatto ambientale a corredo del progetto definitivo.

La Cadi contesta la pretesa sino a quanto il ministero della Transizione ecologica, nel 2022, non le dà ragione. Partita chiusa? Non ancora. Riprende quota, infatti, il ricorso per il risarcimento danni individuato, ora, in 3.150.000 euro a titolo di maggiori costi per la realizzazione dell’investimento e 1.500.000 euro a titolo di lucro cessante e perdita di chances. Il Comune di Vibo si oppone sostenendo la prescrizione del diritto al risarcimento. Nel mentre il dibattito nelle aule giudiziarie va avanti, la Cadi comunica che, a seguito della conferenza dei servizi del 19 ottobre 2022, la concessione demaniale era stata rilasciata. Va avanti, tuttavia, il ricorso per il risarcimento danni alla Cadi, che si conclude con la sentenza n. 167 del 31 gennaio 2024, con cui il Tar accoglie il ricorso della Società abbattendo, però, l’importo richiesto del 70%.

La sentenza

E la storia ricomincia. A tale decisione, infatti, si oppone il Comune di Vibo proponendo appello. Si costituisce anche Cadi presentando appello incidentale. L’ultima parola spetta, quindi, al Consiglio di Stato che il 22 ottobre 2024 trattiene la causa in decisione per, poi, dichiarare l’appello del Comune infondato al pari di quello incidentale della Cadi. Viene lasciata in piedi, di conseguenza la sentenza n. 167/2024 del Tar, mentre le spese di giudizio vengono compensate tra le parti. Essendo ormai cambiati tutti gli scenari, c’è da ritenere che la sentenza del Consiglio di Stato possa davvero essere l’ultima pagina di una storia che non può non far riflettere. Una storia che ha privato Vibo Marina di un investimento che avrebbe comportato sviluppo e occupazione e che ora deve fare i conti con le chances di mercato che potrebbero essere diverse rispetto all’anno 2000.

Scomoda eredità per la Giunta Romeo

Resta una patata bollente anche in mano alla Giunta guidata da Enzo Romeo che si vede piovere addosso la tegola del risarcimento milionario alla Cadi e questa volta senza possibilità d’appello per l’Ente. L’amministrazione dovrà, probabilmente, non solo raschiare tutti i fondi del bilancio per ottemperare al saldo del debito, ma, all’orizzonte, si profila il rischio che la Corte dei Conti voglia vederci chiaro nell’intera vertenza individuando eventuali danni patrimoniali e responsabilità degli uffici comunali, che, probabilmente, nel tempo, potrebbero esserci state.

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