Nel giorno in cui il governo ribadisce la volontà di procedere sul Ponte sullo Stretto, nonostante la decisione della Corte dei Conti di non registrare la delibera Cipess, arriva la voce di chi da anni guida il progetto sul piano tecnico: Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina.
Un progetto ai raggi x
Un progetto ai raggi x
“Siamo convinti di aver rispettato tutte le normative italiane ed europee al massimo dell’impegno”, ha dichiarato Ciucci al termine della riunione a Palazzo Chigi. “Nessun progetto infrastrutturale italiano ha avuto tanta attenzione a tutte le procedure; comprese quelle ambientali ed europee, le valutazioni di incidenza e la tutela dei siti protetti. Nessuna opera ha avuto un’attenzione di questo genere”.
Un messaggio politico
Parole che suonano come una difesa ferma ma anche come un messaggio politico. Perché, al di là della fiducia tecnica, il clima attorno all’opera si è nuovamente surriscaldato. La decisione della Corte dei Conti ha irritato il governo, e il sottosegretario al Mit Tullio Ferrante ha parlato di “ingerenza indebita” e di “pregiudizio ideologico” da parte della magistratura contabile. Ciucci, però, mantiene un tono più istituzionale: “Faccio fatica a capire quale dei rilievi presentati possa aver determinato questa decisione. Ma non avremo alcun problema a fornire ulteriori documentazioni o spiegazioni, se richieste”.
Dibattito oltre l’ingegneria
Dietro le parole dell’ad si intravede la volontà di sganciare il destino tecnico dell’opera dal conflitto politico, ma anche la consapevolezza che la battaglia sul Ponte ormai va oltre l’ingegneria. È diventata una questione di rapporti tra poteri dello Stato, di equilibrio tra la spinta decisionista del governo e il ruolo di garanzia delle magistrature contabili. Nel frattempo, il progetto resta sul tavolo. E il Ponte – tra entusiasmi, polemiche e nuove verifiche – continua a dividere il Paese come poche opere pubbliche nella storia repubblicana.


