Colpo alla ’ndrangheta, confiscati beni per 45 milioni a un imprenditore: è ritenuto vicino al clan Mazzaferro

Il provvedimento, emesso dalla Corte d’Appello e confermato dalla Cassazione, riguarda immobili, terreni, veicoli e quote societarie

I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna hanno confiscato, a un imprenditore calabrese operante anche in Emilia Romagna e considerato contiguo alla ‘ndrina “Mazzaferro” di Marina di Gioiosa Ionica, un ingente patrimonio del valore complessivo di circa 45 milioni di euro, in esecuzione di una sentenza definitiva di condanna, emessa dalla Corte di Appello di Bologna e confermata dalla Cassazione.

I beni

Nel dettaglio, acquisiti a patrimonio dell’Erario: otto beni immobili nelle province di Ravenna e Cosenza; ventotto terreni, ubicati in provincia di Ravenna, per un’estensione totale di circa 30.000 mq; sei autoveicoli; sedici partecipazioni societarie e relativi compendi aziendali ubicate nelle province di Bologna e Ravenna. I beni sono risultati nella disponibilità dell’imprenditore in misura palesemente sproporzionata rispetto alle esigue fonti reddituali dichiarate. Il soggetto, originario della provincia di Reggio Calabria, dichiarato colpevole di numerosi reati contro il patrimonio, l’economia e la persona, in alcuni casi aggravati dal c.d. “metodo mafioso”, è risultato altresì destinatario di un provvedimento di confisca, divenuta definitiva, dei beni indicati.

La misura ablatoria eseguita dai militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Bologna segna dunque l’epilogo di articolate e complesse indagini dirette dalla Procura della Repubblica felsinea – Direzione Distrettuale Antimafia, a contrasto dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico regionale. L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, la particolare attenzione rivolta dalla Guardia di finanza all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, a tutela della sana imprenditoria, della trasparenza e della sicurezza pubblica.

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