In Consiglio regionale si apre un nuovo fronte politico destinato a lasciare il segno. Il capogruppo del Partito Democratico, Ernesto Alecci, denuncia la decisione del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e della maggioranza di centrodestra di non assegnare la Presidenza della Commissione di Vigilanza alla minoranza, in aperta rottura con una prassi istituzionale consolidata. Secondo Alecci, si tratta dell’ennesimo episodio che “contravviene alle regole della trasparenza e del confronto democratico”, una scelta che confermerebbe quella che definisce una “malsana bulimia di potere” all’interno della coalizione di governo regionale. Una decisione che, afferma, risponde più alla “logica della spartizione delle prebende agli alleati elettorali” che ai principi fondanti della democrazia.
In Consiglio regionale si apre un nuovo fronte politico destinato a lasciare il segno. Il capogruppo del Partito Democratico, Ernesto Alecci, denuncia la decisione del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e della maggioranza di centrodestra di non assegnare la Presidenza della Commissione di Vigilanza alla minoranza, in aperta rottura con una prassi istituzionale consolidata. Secondo Alecci, si tratta dell’ennesimo episodio che “contravviene alle regole della trasparenza e del confronto democratico”, una scelta che confermerebbe quella che definisce una “malsana bulimia di potere” all’interno della coalizione di governo regionale. Una decisione che, afferma, risponde più alla “logica della spartizione delle prebende agli alleati elettorali” che ai principi fondanti della democrazia.
La prassi disattesa e le accuse del PD
“La Presidenza della Commissione di Vigilanza – ricorda Alecci – viene tradizionalmente affidata alla minoranza, non solo in Calabria ma nella gran parte delle Regioni italiane. Un principio non scritto, ma consolidato negli anni, che garantisce un minimo equilibrio istituzionale e tutela la dialettica democratica”. Nella legislatura in corso, invece, “la maggioranza di centrodestra ha scelto di mantenere per sé anche questo ruolo, dopo aver già operato scelte contestate: dalla figura del consigliere supplente, all’aumento degli assessori, fino all’istituzione di due nuovi posti di sottosegretario”. Una somma di decisioni che, per il PD, “indica una linea politica volta ad accaparrare ogni spazio di potere disponibile, calpestando decenni di prassi istituzionali e trasformando gli organismi di garanzia in trofei da spartire”.
Il ruolo della Commissione di Vigilanza
Il Partito Democratico ricorda la funzione centrale della Commissione di Vigilanza, un organismo “che studia e controlla gli atti di programmazione della Regione e delle aziende collegate, e verifica la coerenza e l’efficacia della legislazione regionale rispetto agli obiettivi fissati”. Si tratta dunque di un organo di garanzia il cui ruolo, secondo il PD, “non può essere subordinato alla logica di maggioranza”. Alecci sottolinea che i governi regionali di centrosinistra, in passato, “hanno sempre rispettato la consuetudine, affidando la guida della Commissione alla minoranza proprio per preservarne la natura di strumento di trasparenza”.
Rischio azzeramento del controllo democratico
Il gruppo del Partito Democratico annuncia una denuncia politica ferma e strutturata, considerato che questa scelta potrebbe “annullare completamente qualunque possibilità di verifica e controllo sulle scelte e sulle decisioni del Governo regionale”, eliminando di fatto la dialettica tra maggioranza e opposizione. Il PD rivolge dunque un appello affinché, in vista dell’ufficializzazione delle nomine, “ci possa essere un ripensamento” e si possa tornare al “rispetto dei principi fondamentali di democrazia, trasparenza e partecipazione”.


