Ulteriori e fitte ombre si addensano sul concorso ordinario per dirigenti scolastici, bandito con decreto ministeriale 13 ottobre 2022, n. 194 e d.d. n. 2788/2023. Dopo il ricorso amministrativo già depositato al Tar Lazio, i ricorrenti della regione Calabria decidono di andare fino in fondo, presentando formale querela alla competente Procura territoriale. A spingerli, le numerose criticità emerse dallo studio dei documenti ricevuti tramite accesso agli atti. I candidati denunciano il mancato rispetto dei principi di trasparenza, legalità e imparzialità nella procedura di valutazione delle prove scritte, elementi che hanno portato poi all’ammissione dei candidati alla fase orale del concorso.
Per questo, il gruppo calabrese — aderente al Movimento nazionale Ordinaristi 2023 — ha affidato all’avvocato Massimo Romano, del Foro di Napoli, il mandato per il deposito della querela. Nella segnalazione, si riportano gravi irregolarità, tra cui l’estrazione anticipata delle prove 48 ore prima dell’esame, in assenza di testimoni, in contrasto con la normativa vigente che impone lo svolgimento dell’estrazione il giorno stesso della prova.
Per questo, il gruppo calabrese — aderente al Movimento nazionale Ordinaristi 2023 — ha affidato all’avvocato Massimo Romano, del Foro di Napoli, il mandato per il deposito della querela. Nella segnalazione, si riportano gravi irregolarità, tra cui l’estrazione anticipata delle prove 48 ore prima dell’esame, in assenza di testimoni, in contrasto con la normativa vigente che impone lo svolgimento dell’estrazione il giorno stesso della prova.
La prova
Non mancano rilievi sullo svolgimento della prova scritta del 30 ottobre scorso. Segnalata la violazione dell’anonimato degli elaborati, nonché l’utilizzo di codici normativi espressamente vietati: in alcuni compiti sarebbero state riscontrate intere sezioni copiate da materiali non ammessi. Elementi che hanno destato forti dubbi sulla regolarità della selezione, specie considerando che i fatti si sarebbero concentrati in un unico laboratorio.
Le altre incongruenze
Un altro punto critico riguarda la composizione della commissione calabrese. Secondo i ricorrenti, alcuni membri presenterebbero evidenti profili di incompatibilità, confermati anche dalla firma di atti pubblici in contemporanea alla fase di correzione delle prove, da parte di figure apicali dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria. Gravi anche le osservazioni sollevate sulla griglia di valutazione utilizzata, che avrebbe incluso elementi riferiti a tematiche non richieste in due delle tre tracce assegnate. Da qui l’interrogativo, posto dagli stessi ricorrenti: alcuni candidati sono stati forse premiati per aver trattato argomenti non richiesti, mentre altri sono stati penalizzati? E in base a quali criteri?
Ulteriori incongruenze emergono anche rispetto agli orari di correzione degli elaborati e alla redazione del verbale di scioglimento dell’anonimato. Secondo i ricorrenti, la tabella con i nominativi degli ammessi alla prova orale sarebbe stata redatta prima del completamento delle procedure previste sulla piattaforma. I nomi, quindi, erano già noti alla commissione?
Un atto dovuto
“La richiesta di intervento da parte della magistratura inquirente — affermano i ricorrenti — è un atto dovuto nei confronti di tutti coloro che credono fermamente che, in un Paese democratico, i principi cardine dell’ordinamento sanciti dalla Costituzione debbano essere applicati in modo puntuale e cogente, e non ridursi a mere enunciazioni di buoni propositi. Soprattutto quando in gioco ci sono interessi di intere generazioni, che possono essere garantiti solo se le procedure di selezione delle figure verticistiche della scuola si fondano sul merito, in senso autentico, e su criteri oggettivi e inoppugnabili”.