Muove sorpresa l’intervento di Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, che a nome della Lega chiede approfondimenti e ottiene un ciclo di audizioni in tempi brevi sul ddl stupro. Tuttavia, ha la sua motivazione. La legge, già approvata alla Camera, prevede “il carcere da 6 a 12 anni per chi fa o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale”.
Insinuazioni umilianti
Insinuazioni umilianti
Ora, nei processi per stupro, a chi denuncia può venir chiesto conto del proprio stile di vita o addirittura dell’abbigliamento, provocando insinuazioni anche umilianti. Addirittura, pure nel caso di paura che immobilizza con un blocco emotivo e fisico, la vittima può trovarsi nella situazione di dover dimostrare l’abuso subito. Per non parlare del riferimento a una relazione consolidata o all’assunzione di droghe, anche involontaria, che rende l’accertamento difficile e quindi può scoraggiare la donna dal denunciare la violenza.
Volontà chiara
Con la nuova legge, la volontà all’atto sessuale deve essere chiaramente espressa e attuale, il che significa che può essere modificata in qualsiasi momento. Rimasto invariato il contenuto della legge nella sua essenza, l’ex ministro leghista Bongiorno, autrice della legge nota come “Codice rosso”, apre la discussione su un aspetto che ha trascinato la maggioranza: “Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente ai due terzi”. Ma quali sarebbero i casi di “minore gravità”? È la domanda che l’avvocato Giulia Bongiorno pone e noi la facciamo nostra, perché non è una questione di fare in fretta, ma di fare e farlo bene. Ricordiamoci come l’eccessiva libertà d’interpretazione da parte dei giudici, in taluni casi, abbia fatto male alla vittima più della stessa violenza subita.


