Sette arresti – 5 in carcere e 2 ai domiciliari – in un altro filone della maxi inchiesta milanese sulle curve di San Siro, coordinata dai pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra e condotta dalla Squadra mobile e dalla Gdf, e che aveva portato ad una serie di arresti a fine settembre per capi ultrà e sodali della Nord interista e della Sud milanista.
I reati
In questo caso sono contestati episodi, già emersi e approfonditi, di usura, estorsione e false fatture.
Per alcuni dei reati c’è anche l’aggravante della finalità mafiosa per avere agevolato “la cosca” della “famiglia Bellocco”.
Presunto rapporto Bellocco-Inter
Si parla anche di un “rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della curva Nord”, tra cui Antonio Bellocco, lo ‘ndranghetista ucciso lo scorso settembre dall’ex capo ultrà interista Andrea Beretta, “e la società interista”, nell’ordinanza cautelare che, in un filone della maxi inchiesta sulle curve, oggi ha portato ad altri sette arresti. Dagli atti emerge, infatti, che Bellocco si sarebbe speso affinché il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti “fosse presente” ad un evento che interessava all’attività imprenditoriale di Davide Scarfone, finito oggi in carcere e legato, secondo le indagini, a Bellocco.
Soldi prestati a tassi usurai
Il clan della ‘ndrangheta dei Bellocco, e in particolare anche il rampollo della cosca Antonio Bellocco, ucciso lo scorso settembre nel Milanese dall’ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta, avrebbe prestato soldi, quasi 400mila euro in totale, a tassi usurari fino al 400% ad un imprenditore comasco, titolare di una società che si occupa di programmazione e trasmissioni televisive.
“Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei”, sono solo alcune delle minacce all’imprenditore, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Domenico Santoro. Ordinanza con la quale, per vari episodi di usura, estorsioni e false fatture, contestati a vario titolo, è stato disposto il carcere per Francesco Intagliata, ultrà della curva interista già arrestato nel maxi blitz di settembre, per Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio, Davide Scarfone e Domenico Sità. E i domiciliari per Mauro Russo e Carmelo Montalto.
La società per l’emissione delle fatturazioni
Tra i casi ricostruiti nelle indagini dei pm della Dda Storari e Ombra, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e dalla Squadra mobile milanese, anche una contestazione, originariamente attribuita anche questa ad Antonio Bellocco, poi ucciso, che riguarda l’utilizzo di una società per l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva.
Nelle indagini, come spiega il gip, sono emerse “concrete entrature” di Antonio Bellocco nella multinazionale QFort che produce infissi (estranea all’inchiesta), anche grazie al legame con Davide Scarfone, amministratore unico di QFort Como srl, rappresentante legale di altre due società del gruppo e ora in carcere. Il nome di Scarfone saltò fuori nelle indagini per una collaborazione tra la società da lui amministrata e società riconducibili all’ex capo della Sud milanista Luca Lucci, arrestato nel maxi blitz di settembre, e ad una sua socia, Marianna Tedesco.
L’11 novembre del 2023, come risulta dalle intercettazioni, Bellocco avrebbe detto a Scarfone che all’evento “QFort” da lui organizzato avrebbe potuto partecipare anche Zanetti, grazie “all’opera di convincimento di Andrea Beretta”. Il 17 novembre, come risulta dagli atti, il numero due nerazzurro avrebbe “effettivamente” preso parte all’evento, su “espressa volontà di Bellocco” e per far fare una “bella figura” a Scarfone.
Quest’ultimo si sarebbe anche vantato del fatto che Zanetti lo aveva elogiato “davanti a 400 persone”. E Bellocco, poi, diceva di aver anche ricevuto un messaggio da Zanetti alla fine dell’evento.
Elemento significativo
Una vicenda che per il gip rappresenta un “significativo elemento di prova” dei rapporti tra esponenti del direttivo della Nord, come Bellocco, e l’Inter. Beretta, ora collaboratore di giustizia, in uno dei suoi tanti interrogatori ha confermato di aver “chiamato il Capitano”, ossia Zanetti, per la partecipazione a quell’evento. “C’era proprio un rapporto di amicizia con Javier”, ha messo a verbale Beretta. Scarfone, tra l’altro, per conto di Bellocco avrebbe pure minacciato un imprenditore comasco a cui il clan aveva prestato soldi a tassi usurari fino al 400%. Zanetti di recente è stato multato per 14.500 euro dalla Figc, che ha analizzato gli atti dell’inchiesta milanese sulle curve e, dunque, anche i rapporti tra la dirigenza del club e alcuni ultrà poi arrestati.
Arrestato anche Mauro Russo, ex socio di Maldini e Vieri
Gli episodi che hanno portato ai nuovi arresti erano già emersi nel corso delle indagini ma sono stati successivamente approfonditi e meglio delineati attraverso le dichiarazioni delle persone offese, gli interrogatori resi dal collaboratore di giustizia Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, già in carcere anche per l’omicidio di Antonio Bellocco, e accertamenti mirati di natura economica e finanziaria. Tra i sette arrestati c’è anche Mauro Russo, ai domiciliari ed ex socio dell’ex capitano del Milan Paolo Maldini e dell’ex bomber nerazzurro Christian Vieri, entrambi totalmente estranei alle indagini.
Parcheggi
A Russo, nome che era anche già emerso come perquisito nelle indagini, viene contestata – assieme all’ex capo della curva nerazzurra Andrea Beretta, a Giuseppe Caminiti, legato alla ‘ndrangheta, e in origine anche con Vittorio Boiocchi, lo storico leader della Nord ucciso nel 2022 su mandato di Beretta – di aver estorto per circa due anni 4mila euro al mese all’imprenditore Gherardo Zaccagni, che gestiva i parcheggi fuori dallo stadio di San Siro. Una presunta estorsione da circa 60mila euro.
Ambiti delle vicende estorsive
Le vicende estorsive contestate attengono a diversi ambiti, e in particolare a versamenti di denaro pretesi in modo illecito dal gestore dei parcheggi dello stadio Meazza al fine di garantirsi una sorta di “tranquillità ambientale”; al recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usuraia ovvero finanziamenti per attività economiche e, infine, al tentativo di estromettere Beretta dalla gestione della sua società di merchandising. (ansa)