Una bella e vivace presentazione al castello di Pizzo del libro di Michele Furci “Unità d’Italia dal Centralismo Cavouriano del 1853 all’autonomia differenziata del 2024”. Con la conduzione dell’assessore alla Cultura del Comune di Pizzo, Maria Teresa De Fina, i saluti del sindaco Sergio Pititto e di Mimmo Pacifico (Pro Loco), i contenuti del volume sono stati illustrati dalle tre relazioni tenute da Domenico Primerano, già segretario generale del Comune e della Provincia di Catanzaro, da Domenico Sorace, dell’associazione G. Murat di Pizzo e da Domenico Libero Scuglia, segretario generale del Comune di Vibo Valentia, che hanno tratteggiato gli argomenti del testo con spunti di riflessione importanti per il dialogo intrattenuto con l’autore.
Una speciale presenza di cittadini che, con particolare interesse, ha seguito i temi sviluppati nel libro da Michele Furci nel ricostruire oltre 170 anni di storia del Paese unitario (1861 – 2024). Un dibattito di rilievo giuridico-amministrativo e d’inedito profilo storico ha avuto al centro i sette capitoli e i tanti paragrafi che si sviluppano nel volume.
Una speciale presenza di cittadini che, con particolare interesse, ha seguito i temi sviluppati nel libro da Michele Furci nel ricostruire oltre 170 anni di storia del Paese unitario (1861 – 2024). Un dibattito di rilievo giuridico-amministrativo e d’inedito profilo storico ha avuto al centro i sette capitoli e i tanti paragrafi che si sviluppano nel volume.
Burocrazia
Messi in evidenza gli aspetti del modello strutturale con le sue articolazioni istituzionali, che hanno dato forma alla funzione della burocrazia. Il libro ricostruisce la storia delle organizzazioni della politica dopo la fine del trasformismo registratosi nel periodo giolittiano, l’inizio del ‘900 con la nascita dei partiti politici e il loro declino sul finire degli anni ’80 del Novecento. Nell’evidenziare poi la crisi e il declino in questo scorcio di terzo millennio, il volume si chiude con il capitolo delle riforme degli anni ’90, la riforma costituzionale del Titolo V e la legge attuativa dell’autonomia differenziata del 2024.
Regionalismo dispendioso
L’articolato dibattito ha messo in rilievo come il passaggio epocale segnato dal varo della Costituzione nel 1948, per il modo con cui sono intervenute le riforme costituzionali dal 2001 in poi, abbia creato un regionalismo meramente dispendioso di risorse e fautore di grandi sofferenze nell’erogazione dei servizi essenziali, come la sanità. Così come, sul piano degli enti locali, il rapporto che sta alla base della divisione tra indirizzi programmatici e controllo, che toccano alla politica, e la gestione, che è propria – giustamente – della tecnico-struttura e degli apparati dirigenziali, sta mettendo in evidenza la plateale incapacità della politica di adeguarsi ai livelli di competenza necessari a svolgere adeguatamente il proprio ruolo di guida in una società complessa come quella attuale.
E se nel primo periodo del Novecento all’apparato burocratico non era riconosciuta nemmeno la dignità del ruolo di impiegati, ai nostri giorni, paradossalmente, per la diffusa incompetenza della politica e la debolezza delle sue forme organizzate, talvolta, senza nemmeno volerlo, finisce per assumere un ruolo duplice che sconfina suo malgrado nella funzione anche di programmazione e d’indirizzo politico. Una prerogativa, quest’ultima, che, per come vuole la ragione stessa della sua esistenza e il principio democratico della rappresentanza sociale che lo sostanzia, finisce per svilire l’essenza delle funzioni della politica.
Il primato dei partiti, in quanto espressione elettiva dei cittadini, senza la capacità concreta della programmazione in grado di esprimere attraverso loro la volontà dei cittadini in opzioni progressiste, moderate o conservatrici, non potrà mai trovare compiutezza in quel che segna la conquista democratica della gestione collettiva delle istituzioni.