L’approvazione del Decreto Caivano ha segnato un punto di svolta nella gestione delle aree degradate e ad alta criminalità in Italia. Pensato per affrontare le emergenze sociali e di sicurezza nei contesti più difficili, il decreto è stato ideato con l’intenzione di introdurre misure restrittive e poteri speciali per contrastare l’illegalità diffusa e migliorare la situazione sociale delle zone interessate.
Comitato Ordine e Sicurezza
Comitato Ordine e Sicurezza
Ieri durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza di Catanzaro la sottosegretario all’Interno Wanda Ferro ha proposto una Caivano bis per le zone particolarmente critiche della provincia catanzarese, tra queste anche il campo rom di Scordovillo e la zona Ciampa di Cavallo a Lamezia Terme. Necessaria una domsnds: che cosa produrrebbe un Caivano bis a Lamezia?
Se applicato ai campi rom di Scordovillo e Ciampa di Cavallo, due insediamenti storicamente caratterizzati da degrado urbano, emergenza sociale, sanitaria e con gravi problemi di sicurezza, il provvedimento potrebbe avere un impatto significativo. Tuttavia, il rischio di una strategia esclusivamente repressiva senza un piano concreto di inclusione sociale potrebbe rendere gli interventi inefficaci nel lungo termine oltre a disperdere forze dell’ordine in attività destinate a rivelarsi poco durevoli.
Due realtà difficili
Quando si parla di emergenza abitativa e piccola-media criminalità a Lamezia Terme, il nome di Scordovillo capeggia immediatamente. Scordovillo è considerato uno dei campi rom più grandi del sud Italia, con una presenza storica di oltre quarant’anni, l’area è sporca, piena di cumuli di spazzatura, topi, fogne a cielo aperto, il tutto a pochi passi dal centro cittadino.
Negli anni, il campo è stato teatro di numerosi episodi di cronaca: incendi di rifiuti tossici con nubi che hanno coperto tutta la zona di Nicastro, abusivismo edilizio, furti di auto, furti in abitazioni, spaccio di droga e casi di microcriminalità giovanile. Le famiglie che vi risiedono vivono spesso in condizioni di estrema precarietà, con abitazioni fatiscenti e un accesso quasi nullo ai servizi primari.
Regna solo il degrado
Una situazione simile, seppur di minori dimensioni, si registra a Ciampa di Cavallo, un altro insediamento rom a Lamezia Terme, dove si riscontrano problemi di emarginazione sociale e illegalità diffusa. Ciampa di Cavallo è anche essa stata teatro di svariate operazioni interforze. Anche qui, la difficoltà di integrazione con il tessuto sociale circostante ha alimentato un circolo vizioso in cui povertà e criminalità sono divenute “normalità”.
Negli ultimi decenni, le forze politiche locali, oltre a farne sfoggio durante le campagne elettorali, hanno più volte tentato di risolvere la questione con progetti di sgombero e riqualificazione, interventi che però si sono arenati a causa di mancanza di fondi, resistenze sociali, mancanza di dialogo tra abitanti e amministrazione e scarsa programmazione a lungo termine.
Cosa prevede il Decreto Caivano
Il Decreto Caivano, pensato inizialmente per affrontare l’emergenza nella periferia di Napoli, in particolare dopo un evento giunto alle cronache come “lo stupro di Caivano” in cui due ragazzine minorenni sono state violentate proprio a Caivano, prevede un insieme di misure che potrebbero essere applicate anche in contesti come Scordovillo e Ciampa di Cavallo. Le principali disposizioni includono: 1) una maggiore presenza delle forze dell’ordine e controllo del territorio. Uno dei punti cardine del decreto è il rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine nelle aree a rischio. L’istituzione di pattugliamenti fissi e operazioni mirate potrebbe contribuire a contrastare la microcriminalità nei campi rom, intervenendo su fenomeni come lo spaccio di droga, i furti e le attività illegali legate all’abusivismo.
Attualmente, sia Scordovillo che Ciampa di Cavallo sono considerati zone a bassa presenza di controllo costante, il che favorisce la formazione di economie sommerse e attività illecite. L’applicazione del decreto potrebbe restituire alla cittadinanza una maggiore percezione di sicurezza.
2) Tolleranza zero per la criminalità minorile. Un altro aspetto fondamentale riguarda l’inasprimento delle misure nei confronti dei minori coinvolti in attività criminali. Il decreto introduce norme più severe per la responsabilità penale dei minori, abbassando l’età a cui possono essere sottoposti a provvedimenti restrittivi e rendendo più rigidi i criteri per l’accesso ai percorsi di rieducazione.
A Scordovillo, dove il fenomeno della dispersione scolastica è particolarmente diffuso, questo aspetto potrebbe essere determinante. Molti giovani crescono in un contesto familiare e sociale in cui la criminalità è normalizzata e spesso rappresenta l’unica alternativa economica, vengono iscritti a scuola per poi non frequentare e ampliare così il fenomeno dell’ analfabetismo. Imponendo un controllo più rigoroso sulla frequenza scolastica e prevedendo sanzioni per le famiglie che non mandano i figli a scuola, il decreto potrebbe rappresentare un primo passo per spezzare questa spirale.
3) Sgombero degli insediamenti abusivi e riqualificazione urbanistica. Uno degli interventi più discussi previsti dal decreto riguarda la possibilità di sgomberare aree degradate e avviare progetti di riqualificazione urbanistica. Nel caso di Scordovillo e Ciampa di Cavallo, ciò potrebbe tradursi in un programma di smantellamento progressivo degli insediamenti abusivi e nella creazione di nuove soluzioni abitative per le famiglie.
Negli anni, l’idea di chiudere definitivamente il campo di Scordovillo è stata più volte ventilata, ma senza mai arrivare a una soluzione concreta. La difficoltà principale riguarda la destinazione delle famiglie che vi abitano: senza un piano strutturato di ricollocazione, il rischio è che gli abitanti si spostino in altre aree della città, come già avvenuto in passato, creando nuovi ghetti e nuovi problemi. Per questo, un’applicazione efficace del Decreto Caivano dovrebbe essere accompagnata da un piano di edilizia sociale in grado di offrire alternative concrete, evitando che lo sgombero si trasformi in uno spostamento forzato senza prospettive reali.
4) Nomina di un commissario straordinario con poteri speciali. Il decreto prevede la possibilità di nominare un commissario straordinario con poteri speciali per gestire l’emergenza. Nel caso di Lamezia Terme, questa figura potrebbe coordinare gli interventi su Scordovillo e Ciampa di Cavallo, accelerando le procedure burocratiche e garantendo l’attuazione delle misure previste senza le lungaggini tipiche dell’amministrazione pubblica.
Criticità e rischi
Sebbene il Decreto Caivano rappresenti un’opportunità per affrontare problematiche storiche come quelle di Scordovillo e Ciampa di Cavallo, ci sono alcune criticità da considerare a cominciare dal rischio di ghettizzazione: senza un reale piano di integrazione sociale, le misure restrittive potrebbero finire per isolare ulteriormente le comunità rom, senza affrontare le cause profonde della loro emarginazione. I rom che vivono a Scordovillo sono italiani a tutti gli effetti, fanno parte di seconde e terze generazioni.
Difficoltà nell’attuazione degli sgomberi: senza soluzioni abitative alternative, le operazioni di sgombero potrebbero generare tensioni sociali e resistenze, episodi di violenza, rendendo il processo ancora più complesso. Necessità di un approccio multidimensionale: sicurezza e ordine pubblico sono fondamentali, ma senza investimenti in istruzione, formazione e lavoro, il problema rischia di ripresentarsi nel tempo e di vanificare ogni tentativo di miglioria, producendo anche ulteriori resistenze tra rom e forze dell’ordine.
Caivano bis è possibile?
L’applicazione del Decreto Caivano a Scordovillo e Ciampa di Cavallo potrebbe rappresentare un punto di svolta per Lamezia Terme, ma solo se integrata in una strategia più ampia, studiata, coinvolgente e dialogante. Se le misure di repressione e riqualificazione non saranno accompagnate da un serio piano di inclusione sociale, il rischio è che la situazione resti invariata o addirittura peggiori.
Lamezia Terme ha bisogno di risposte concrete e durature: un mix di sicurezza, legalità, educazione, dialogo, supporto e sviluppo economico. Solo così sarà possibile trasformare queste aree da simboli di degrado a esempi di rinascita urbana e sociale.