“Il silenzio dei nostri rappresentanti pesa più di un serbatoio”. È con questa frase che Giuseppe Muratore, già presidente del Consiglio comunale di Vibo Valentia, sintetizza l’attuale impasse politica sul tema dei depositi petroliferi di Vibo Marina. Un nodo irrisolto che, con la pubblicazione del bando per il rinnovo ventennale della concessione a Meridionale Petroli, torna con forza al centro del dibattito pubblico. “E proprio in questo contesto – denuncia Muratore – la politica locale si è defilata, mentre la Regione Calabria è stata spinta ad agire da chi non appartiene al territorio vibonese”.
Il Comune può ancora agire
Il Comune può ancora agire
Contrariamente a “quanto alcuni potrebbero pensare”, la pubblicazione del bando “non preclude al Comune la possibilità di intervenire”. Anzi, secondo Muratore, “le azioni che l’amministrazione può intraprendere sono ancora molteplici”. E le elenca: presentare “osservazioni formali al bando”, con “note tecniche e giuridiche che evidenzino criticità ambientali, urbanistiche o di sicurezza, chiedendo modifiche o vincoli”; avviare “eventuali ricorsi amministrativi, nel caso emergano profili di illegittimità o violazioni normative, ricorrendo al Tar o ad altre sedi competenti”; partecipare “attivamente ai tavoli istituzionali con Regione, Autorità portuale (AdSP) e altri enti, avanzando proposte come la delocalizzazione o lo spostamento offshore dei depositi”; promuovere “studi di fattibilità e piani tecnici, già discussi in Consiglio regionale dal consigliere Antonio Lo Schiavo (gruppo misto), finalizzati alla riconversione turistica dell’area portuale”; coinvolgere cittadini e stakeholder tramite “consultazioni pubbliche, rafforzando la legittimità politica delle azioni amministrative”.
“Con questi strumenti – afferma Muratore – l’amministrazione può ancora incidere concretamente sul futuro dell’area portuale e sulla possibile delocalizzazione dei depositi”.
Il futuro del porto
Il rinnovo della concessione rappresenta uno snodo cruciale per la città: “In gioco – sottolinea Muratore – non c’è soltanto un impianto industriale: c’è il destino dell’intera area portuale, divisa tra un presente fatto di cisterne e traffico pesante e un futuro che potrebbe essere turistico, ricettivo, culturale”. Una sfida che avrebbe richiesto coraggio, unità e concretezza da parte della politica. “Ma così non è stato”, attacca l’ex presidente del Consiglio comunale.
Chi ha parlato, e chi no
Unico segnale concreto è arrivato dal gruppo Alecci–Mirabello, con il consigliere regionale Ernesto Alecci, eletto nel collegio di Catanzaro, che ha tentato di “smuovere le acque” con un’interrogazione formale (n. 377 del 17 luglio 2025) alla Giunta regionale. “Una mossa che – spiega Muratore – avrebbe costretto la maggioranza ad affrontare pubblicamente il tema della delocalizzazione, trasformando una battaglia locale in una questione istituzionale”. Un gesto definito “politico e forte, che ha ridato speranza ai cittadini”, dimostrando che “gli strumenti per difendere il territorio esistono, se c’è volontà”. Purtroppo, ammette, le dimissioni del Governatore hanno bloccato l’iter.
Silenzio del centrodestra vibonese
E i rappresentanti vibonesi di centrodestra? “Assenti ingiustificati”, scrive Muratore senza mezzi termini. “Nessuna proposta, nessun emendamento, nessuna interrogazione. Nulla. Eppure, il centrodestra a Vibo ha una rappresentanza fortissima: nel collegio centro siedono due consiglieri di Forza Italia, uno di Coraggio Italia, uno della Lega, uno di Fratelli d’Italia, oltre alla presenza di assessori regionali vibonesi con ruoli di governo e poteri concreti. Di fronte al rinnovo della concessione ventennale, la loro voce non si è sentita. Nessuna iniziativa pubblica, nessun atto in Consiglio regionale, nessuna pressione politica. Un silenzio che diventa ancora più grave se rapportato al peso istituzionale che Vibo esprime nell’attuale maggioranza”.
Un paradosso politico
Il risultato, secondo Muratore, “è un paradosso: a difendere con più forza Vibo Marina non sono stati i consiglieri ‘di casa’, ma figure ‘esterne’ al territorio come Alecci”, denuncia Muratore. “Un paradosso amaro, che diventa anche un campanello d’allarme per gli elettori: i cittadini vibonesi hanno trovato più ascolto e coraggio in chi non siede tra i loro rappresentanti diretti”.
Lezione per gli elettori
Muratore chiude con un appello: “Questa vicenda dimostra una cosa semplice: a Vibo Marina i cittadini non possono più accontentarsi di rappresentanti che guardano e tacciono”. E avverte: “Se il futuro del porto e della città deve davvero cambiare, allora servono politici pronti a mettere la faccia, sfidare gli interessi e scegliere da che parte stare. Perché Vibo non ha più tempo da perdere: o si delocalizza adesso, o si condanna una comunità intera a restare ostaggio dei serbatoi per altri vent’anni”. Infine conclude: “La soluzione non si trova, si conquista”.