Dinami, 1044 anni di devozione: torna la Festa della Madonna della Catena

Migliaia i pellegrini attesi per onorare il miracolo dello “Schiavaredu” con processioni, riti antichi e la toccante partecipazione degli “Spinati”

Con la Festa della Madonna della Catena di Dinami, che ricorre puntualmente la seconda domenica di luglio, da 1044 anni si rievoca il miracolo dello “Schiavaredu”. Il flusso crescente di pellegrini provenienti da ogni parte dell’intera Calabria e di parte della Sicilia, con la rappresentazione della processione spontanea degli Spinati, testimonia il radicamento secolare della pietà popolare nella fede verso la liberatrice dallo schiavismo materiale e spirituale cui è stata soggetta l’umanità di ogni tempo.

Rito antichissimo

Rito antichissimo

La festa mariana dinamese, che quest’anno cade il giorno 13 luglio, con la memoria a Maria SS. della Catena, nel celebrare liturgicamente il Titolo mariano, rievoca anche l’antichissimo rito del miracolo della liberazione dello “Schiavaredu” e cioè dell’evento straordinario con cui, nel luglio dell’anno 981, furono liberati gli schiavetti rapiti in quelle contrade.
In tal modo, sul piano civile e storico, la festività fa memoria collettiva di ciò che millequarantaquattro anni fa avvenne con l’intervento celeste della Vergine Maria. Un evento che, prescindendo dalla religiosità di chi ha il dono della fede, ebbe comunque sul piano sociale l’effetto di porre fine, in quel periodo, alla tratta degli schiavetti.

Fenomeno aberrante

Si tratta di un fenomeno storicamente aberrante, per le continue scorrerie piratesche che, con cadenza temporale, in quegli ultimi secoli del primo millennio si ripetevano con ritmi crescenti anche nelle zone interne. Scorrerie con saccheggi e rapine perpetrate da squadre di Saraceni che si inerpicavano, dopo aver scalato da una parte il grande sentiero che costeggiava il mare di Nicotera, e dall’altra le insenature di Tropea, dove sin dall’anno 840 era stato fondato un Emirato arabo. Infatti, oltre ad altri luoghi della lunga costa calabrese, nel porto della ridente cittadina tropeana era stata creata una piazzaforte per la vendita degli schiavi rapiti in ogni dove della Calabria tirrenica meridionale.

Il fenomeno della penetrazione nell’entroterra, costituito dai tanti Casali cresciuti intorno alle grandi fiumare del Marepotamo e del Mesima, si manifestò dal momento in cui, sin dall’anno 945, i Saraceni s’impossessarono anche di Mileto, dove restarono stabilmente almeno sino al 1025. Nella cittadina militese i Saraceni si erano insediati per farne un avamposto da cui muovere verso Reggio, per riconquistarla; attacco che poi in realtà avvenne nell’anno 1006. Soltanto dall’anno 1066, con le conquiste normanne di Roberto il Guiscardo, le terre circostanti Mileto furono definitivamente liberate dalle tante ripetute scorrerie piratesche.

Numerosissimi pellegrini

L’ultra secolare manifestazione della pietà popolare, con tante scene di affido alla protezione della Madonna – in particolare dei bambini – si ripete spontaneamente con la partecipazione di numerosissimi pellegrini che, in gruppi, dopo aver camminato a piedi per tutta la notte dalle località del basso Poro, si ritrovano puntualmente a manifestare pubblicamente il proprio atto di devozione o promessa ex voto invocata nel corso dell’anno.

Numerosi, vestendo spine pungenti (gli Spinati), si radunano per partecipare a una delle manifestazioni religiose che si svolgono con tre processioni: nella serata di sabato, per accompagnare la grandiosa statua della Vergine della Catena al Catafalco; nella mattinata di domenica, per accompagnarla dal Santuario alla chiesa Matrice; nella serata della medesima domenica, lungo la suggestiva processione che si snoda per le vie dell’antico borgo medievale della cittadina dell’Alto Mesima.

Il maestoso gruppo statuario, un’opera settecentesca in legno di tiglio scolpita dai De Lorenzo tra la fine del ’700 e l’inizio dell’800, viene trasportato a spalla da almeno 32 portatori a turno.

Michele Furci

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