Nonostante le 18 iscrizioni, l’asilo di Dinami – che rientra nell’istituto comprensivo “G. d’Antona” di Acquaro – funzionerà soltanto di mattina. Una decisione che ha lasciato amareggiati genitori e amministratori locali, costretti ora a fare i conti con disagi organizzativi non da poco, soprattutto per chi lavora.
Questione lunga
Questione lunga
La vicenda parte da lontano. A febbraio, quando si trattava di stabilire l’organico dei docenti, il provveditorato fece i conti su 12 bambini. Troppo pochi per garantire il tempo pieno, visto che la soglia minima fissata è di 16 iscritti. Nei mesi successivi, però, le famiglie si sono attivate, raggiungendo quota 18, e hanno inviato la documentazione necessaria alla segreteria di Acquaro, che a sua volta ha chiesto all’ufficio scolastico provinciale di rivedere la dotazione degli insegnanti.
Tutto sembrava pronto, ma a metà agosto il calendario ufficiale ha confermato soltanto il servizio del mattino, ignorando i nuovi inserimenti. Una scelta che ha fatto scattare la mobilitazione dei genitori, subito affiancati dal sindaco Nino Di Bella. Il primo cittadino ha più volte sollecitato un incontro con l’ufficio scolastico, arrivando a bussare di persona alla porta della responsabile il 28 agosto. Questa la risposta: “Le iscrizioni aggiuntive andavano comunicate prima”. Un’affermazione che lascia perplessi, considerando che la circolare ministeriale fissava come termine ultimo il 30 giugno, e che la scuola aveva trasmesso gli elenchi proprio il 27.
Le responsabilità
Il risultato è un rimpallo di responsabilità tra provveditorato e istituto comprensivo, mentre a pagarne le conseguenze sono famiglie e amministrazione. Il Comune, ad esempio, aveva già predisposto il servizio scuolabus con rientro pomeridiano: ora invece dovrà trovare soluzioni alternative per gestire i trasferimenti dei bambini, alcuni dei quali abitano in frazioni come Umbro, a dieci chilometri di distanza.
La dirigente scolastica Maria Francesca Durante, interpellata dal consigliere comunale Antonio Campagna, ha confermato le difficoltà burocratiche che hanno portato a questo stallo e il proprio impegno, per tempo, a cercare di evitarlo. Intanto i genitori non si rassegnano e chiedono che venga garantito un diritto elementare: il tempo pieno nella scuola dell’infanzia. “È una questione di giustizia e di dignità per i nostri figli”, ripetono. E lo stesso auspica il sindaco Di Bella, che attende ancora una risposta formale alla sua Pec.