La pazienza è finita. Oggi, 25 settembre 2025, davanti alla sede dell’Asp di Vibo Valentia è andata in scena una manifestazione che ha il sapore della rivolta civile: i lavoratori e i caregivers del Don Mottola Medical Center di Drapia hanno occupato la piazza per chiedere ciò che da anni viene promesso e mai concretizzato – la contrattualizzazione del Centro, fondi adeguati, e soprattutto il rispetto del diritto alla salute per un territorio che da troppo tempo subisce tagli, ritardi e abbandono.
Una protesta di popolo
Una protesta di popolo
Il sit-in, promosso dal Comitato dei caregivers e dai dipendenti della struttura, ha visto la partecipazione di cittadini, famiglie e sindacati. Una folla trasversale che testimonia come il Don Mottola non sia solo una vertenza di categoria, ma il simbolo di un sistema sanitario territoriale allo stremo. Il Vibonese, del resto, è da anni maglia nera della sanità calabrese, con servizi ridotti all’osso e cittadini costretti a migrare per curarsi.
Delegazione in Prefettura
Grazie alla mediazione della Questura, una delegazione composta da rappresentanti sindacali (Saverio Bartoluzzi – USB), familiari caregivers, lavoratori e azienda è stata ricevuta dal Prefetto dott. Tomao, membro della Commissione antimafia. Sul tavolo, ancora una volta, i nodi irrisolti: fondi socio-sanitari sottodimensionati, ritardi inspiegabili nella pubblicazione delle delibere, Lea non garantiti.
Nel pomeriggio, la riunione tecnica: l’Asp promette la pubblicazione “entro la prossima settimana” della delibera richiesta dalla Regione Calabria sin dal giugno 2023 – atto indispensabile per sbloccare ulteriori fondi. Una promessa che arriva dopo due anni di rinvii, un film già visto infinite volte dai cittadini vibonesi.
Servono i fatti
Il Comitato, pur prendendo atto della disponibilità istituzionale, annuncia di mantenere lo stato di agitazione fino all’attuazione completa degli strumenti normativi necessari: “Non ci accontentiamo più di impegni verbali – dichiarano –. Vogliamo date, delibere pubblicate, risorse certe. La salute non può più aspettare”. La convocazione del 1° ottobre in Prefettura, con la triade commissariale e la delegazione regionale, sarà il primo banco di prova. Se anche questa scadenza dovesse slittare, la mobilitazione rischia di alzare ulteriormente il livello dello scontro.
Un sistema al collasso
Il caso Don Mottola è la fotografia di un dramma sistemico: la sanità del Vibonese è al collasso, i fondi sono insufficienti e la Regione Calabria continua a trattare questo territorio come periferia di serie B. La conseguenza? Famiglie lasciate sole, caregivers costretti a supplire alle carenze pubbliche, livelli essenziali di assistenza che diventano lettera morta. Questo non è più un problema amministrativo: è un’emergenza democratica. Perché negare l’accesso equo alle cure significa minare uno dei pilastri fondamentali della Costituzione.
La politica deve rispondere
La manifestazione di oggi, dunque, non è solo cronaca: è un atto d’accusa verso istituzioni regionali e nazionali che hanno lasciato marcire una situazione diventata intollerabile. Non bastano tavoli tecnici e promesse di circostanza. Occorre una decisione politica chiara: o il Vibonese rientra a pieno titolo nel sistema sanitario calabrese, con risorse e servizi adeguati, o il diritto alla salute continuerà a essere un privilegio per pochi.
Ora il tempo è scaduto
Se davvero la salute è un diritto universale, allora il Don Mottola Medical Center deve diventare subito parte integrante della rete territoriale, e i fondi necessari devono essere stanziati senza altri rinvii. Perché di tempo, nel Vibonese, non ne è rimasto più.