Droga e ‘ndrangheta, Spagnuolo: la magistratura non potrà risolvere questi problemi

Il magistrato cosentino, che si accinge ad andare in pensione, in passato ha guidato la Procura di Vibo per circa sei anni

<Ora mi dedicherò agli studi di diritto tributario perché è una materia che mi interessa molto, fra l’altro continuerò a presiedere la Corte di giustizia tributaria qua a Cosenza, non mi allontanerò molto dal mondo della giurisdizione. Continuerò a studiare, a leggere i miei libri e a fare la vita che tutto sommato facevo prima>.

A dirlo il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, parlando con i giornalisti a margine del saluto di commiato in Procura. Spagnuolo lascia l’incarico per raggiunti limiti di età. In passato è stato anche a capo della Procura di Vibo per circa sei anni.
Alla cerimonia di saluto hanno partecipato autorità militari e civili della città, il sindaco Franz Caruso, la prefetta Vittoria Ciaramella, il vescovo Giovanni Checchinato, rappresentanti della società civile, avvocati del foro cosentino e i procuratori aggiunti che hanno lavorato con Spagnuolo.
    <Sono state fatte delle indagini – ha poi detto il magistrato – concluse direi tutte con sentenze di affermazione di responsabilità. Alcune sono in dibattimento, parlo di quelle in materia di sanità, ma tutte queste indagini non avevano lo scopo di contrastare un fenomeno, ma accertare per determinati fatti una singola e specifica responsabilità>.
    <La magistratura, e chi dice il contrario non dice cose corrette – ha sostenuto Spagnuolo – non è in grado di risolvere il fenomeno dell’uso massivo delle sostanze stupefacenti. Altri lo devono fare, altri hanno dei compiti che hanno sostanzialmente disatteso. Lo spaccio di droga angustia le famiglie cosentine in modo assolutamente trasversale. Cosenza è l’unica realtà del distretto caratterizzata da una forte presenza di minorenni spacciatori e questo è un fatto di una gravità sconvolgente. Ma chi vi dice che sarà la magistratura penale a risolvere questo problema non dice una cosa corretta.
    Quante sentenze di condanna abbiamo ottenuto? Stiamo parlando di centinaia di esseri umani, di centinaia di persone. Quante indagini ha fatto la distrettuale in materia? Se guardiamo al problema è rimasto in modo assolutamente identico, se non addirittura aggravato>.
    <Noi – ha concluso Spagnuolo – abbiamo il compito e il dovere di accertare e affermare la responsabilità delle persone per i reati che commettono, ma che da questo si pensi che si risolva un problema sociale così grave, ce ne corre tantissimo. Cosenza vive le contraddizioni di una città meridionale che aspira ad essere qualcosa di più. Ci riuscirà o non ci riuscirà? Dipende tutto dai cosentini>. (ansa)
   

A dirlo il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, parlando con i giornalisti a margine del saluto di commiato in Procura. Spagnuolo lascia l’incarico per raggiunti limiti di età. In passato è stato anche a capo della Procura di Vibo per circa sei anni.
Alla cerimonia di saluto hanno partecipato autorità militari e civili della città, il sindaco Franz Caruso, la prefetta Vittoria Ciaramella, il vescovo Giovanni Checchinato, rappresentanti della società civile, avvocati del foro cosentino e i procuratori aggiunti che hanno lavorato con Spagnuolo.
    <Sono state fatte delle indagini – ha poi detto il magistrato – concluse direi tutte con sentenze di affermazione di responsabilità. Alcune sono in dibattimento, parlo di quelle in materia di sanità, ma tutte queste indagini non avevano lo scopo di contrastare un fenomeno, ma accertare per determinati fatti una singola e specifica responsabilità>.
    <La magistratura, e chi dice il contrario non dice cose corrette – ha sostenuto Spagnuolo – non è in grado di risolvere il fenomeno dell’uso massivo delle sostanze stupefacenti. Altri lo devono fare, altri hanno dei compiti che hanno sostanzialmente disatteso. Lo spaccio di droga angustia le famiglie cosentine in modo assolutamente trasversale. Cosenza è l’unica realtà del distretto caratterizzata da una forte presenza di minorenni spacciatori e questo è un fatto di una gravità sconvolgente. Ma chi vi dice che sarà la magistratura penale a risolvere questo problema non dice una cosa corretta.
    Quante sentenze di condanna abbiamo ottenuto? Stiamo parlando di centinaia di esseri umani, di centinaia di persone. Quante indagini ha fatto la distrettuale in materia? Se guardiamo al problema è rimasto in modo assolutamente identico, se non addirittura aggravato>.
    <Noi – ha concluso Spagnuolo – abbiamo il compito e il dovere di accertare e affermare la responsabilità delle persone per i reati che commettono, ma che da questo si pensi che si risolva un problema sociale così grave, ce ne corre tantissimo. Cosenza vive le contraddizioni di una città meridionale che aspira ad essere qualcosa di più. Ci riuscirà o non ci riuscirà? Dipende tutto dai cosentini>. (ansa)
   

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