Addio a Nazzareno Piperno, il sindacalista che sfidò tutti per difendere “i suoi” operai

Storico segretario provinciale dello Slai Cobas, ha passato una vita in prima linea sempre al fianco degli operai della nettezza urbana. Aveva 79 anni

Nazzareno Piperno, 79 anni, se n’è andato poche ore fa all’ospedale di Jazzolino di Vibo Valentia dove era stato trasferito ieri dal nosocomio di Tropea. Le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate. Da anni combatteva contro un tumore. Si curava negli ospedali del Nord, come fanno quasi tutti coloro che in Calabria si ammalano di patologie gravi: un viaggio obbligato, una diaspora sanitaria che ancora oggi pesa come una condanna.

Segretario provinciale dello Slai Cobas

Segretario provinciale dello Slai Cobas

Piperno era il segretario provinciale dello Slai Cobas di Vibo Valentia. Qui, in una terra spesso smemorata, veniva riconosciuto come il sindacalista “scomodo”, quello che non entrava nei salotti buoni e non cercava mediazioni facili. Lo chiamavano – con il disprezzo dei benpensanti – “quello che puzza da lontano”. Ma era solo l’odore del lavoro, del sudore degli ultimi, degli operai della nettezza urbana a cui ha dedicato una vita intera.

Lottava col coltello tra i denti

Erano uomini che lottavano “con il coltello tra i denti” per portare un salario a casa; uomini che lavoravano sui camion notte e giorno, con le mani nei rifiuti. E Piperno era il loro baluardo. Le ditte che negli anni si sono alternate nel servizio di raccolta a Vibo lo sapevano bene: con lui non c’erano scorciatoie né scorci di trattativa, davanti venivano sempre i diritti dei lavoratori. La forbice della mediazione, per lui, era strettissima. Resteranno nella storia sindacale del territorio le proteste guidate da Piperno e dai suoi operai: strade occupate, sit-in davanti alla Prefettura, e quelle immagini indelebili del tetto di Palazzo Luigi Razza, scelto come ultima trincea per reclamare spettanze e tredicesime che ogni Natale sembravano dover essere strappate con la forza. Responsabilità delle ditte, certo, ma anche di quegli appalti gestiti negli anni con superficialità dalle amministrazioni.

In fabbrica cemento e sindacato

Prima ancora del sindacato, Piperno aveva conosciuto la fabbrica. Aveva iniziato nel cementificio di Vibo Marina, dove guidò le proteste più dure per frenare i licenziamenti che si susseguivano e poi per tentare di impedire la chiusura definitiva. Sempre in prima linea, sempre dalla parte degli operai. “I suoi” operai. E oggi quegli uomini sono tutti davanti all’ospedale, per un ultimo picchetto notturno. Resteranno lì fino al mattino, senza paura del freddo o del buio. Piperno non aveva paura di niente, e nemmeno loro ce l’hanno adesso.

Interlocutore scomodo per tutti

È stato un interlocutore difficile per chiunque sia arrivato a Vibo a gestire il servizio di nettezza urbana. Muraca oggi, Ecocar ieri: tutti sapevano che prima o poi avrebbero dovuto fare i conti con lui. E per gli operai, semplicemente, non esisteva altro sindacato. Rimangono scolpite le sue parole: “Gli altri non si vogliono sporcare vicino ai nostri operai”. Ed è per questo che Nazzareno Piperno, l’osso duro, il sindacalista temuto e rispettato, oggi viene pianto come si piange uno di famiglia. Perché per tanti lo è stato davvero.

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