La sua carriera tutta nell’Arma dei Carabinieri al servizio degli altri e contro le organizzazioni criminali; ora un nuovo corso, quello che conduce a palazzo Luigi Razza. Il suo obiettivo è poter dare il suo contributo per la crescita della città in un territorio difficile come quello del Vibonese.
Dottore Amodio, lei è la prima volta che si candida per una carica politica provenendo dalle Istituzioni. Leggo dal suo curriculum che ha svolto servizio nell’Arma dei Carabinieri per quasi quarant’anni raggiungendo il grado, all’atto del congedo, di Colonnello e avendo sommato diversi incarichi operativi con una lunga permanenza nella Dia di Catanzaro. Quale contributo ritiene di poter dare alla città di Vibo Valentia dall’alto delle sue esperienze?
Dottore Amodio, lei è la prima volta che si candida per una carica politica provenendo dalle Istituzioni. Leggo dal suo curriculum che ha svolto servizio nell’Arma dei Carabinieri per quasi quarant’anni raggiungendo il grado, all’atto del congedo, di Colonnello e avendo sommato diversi incarichi operativi con una lunga permanenza nella Dia di Catanzaro. Quale contributo ritiene di poter dare alla città di Vibo Valentia dall’alto delle sue esperienze?
<Vede dottore, durante la mia esperienza professionale ho avuto modo di confrontarmi con la pubblica amministrazione e specie con gli enti locali calabresi. Ovviamente la mia azione è sempre stata mirata a contrastare il malaffare in ogni sua declinazione e purtroppo devo confessare che molte delle istituzioni locali presentano un alto grado di permeabilità che consente a certi poteri di penetrare tutti i gangli amministrativi condizionandoli e spesso assoggettandoli a interessi diversi da quelli collettivi. Tutto questo è frutto di una certa politica che non è quella nobile dei padri costituenti, ma è quella che scaturisce dall’azione, più o meno opaca, di una classe dirigente del paese che esercita il potere per il potere stesso. Invece, io ritengo che la politica “…è l’arte di cambiare il modo di pensare…” (citazione non mia), cioè non è solo l’azione amministrativa – che deve poi produrre gli atti normativi che servono concretamente e nell’immediato a modificare lo stato delle cose – ma è anche la capacità di guidare una rivoluzione di pensiero, possibilmente per migliorare il mondo che ci circonda. Sto dicendo che vorrei che l’elettore vibonese in queste consultazioni elettorali dimostrasse quella maturità civica in grado di ribaltare il sentire comune e così facendo andasse a votare libero dai soliti condizionamenti, più o meno leciti, che subisce da quei personaggi che hanno interesse a portare a capo del governo della città gli amministratori più facilmente condizionabili. Ovviamente questa è una mia analisi generale della politica e non vuole assolutamente fare riferimento specifico ai tanti candidati di queste consultazioni elettorali che, fino a prova contraria, sono tutte brave persone. Insomma non mi spetta e non mi è dovuto di dare la patente di moralità a chicchessia e tuttavia le numerose inchieste giudiziarie dovrebbero essere sufficienti a dare il senso delle cose>.
Capisco quello che vuole dire, ma vorrei ora soffermarmi sul programma elettorale che lei ha condiviso con il sindaco Enzo Romeo, in modo particolare sul suo progetto per le marinate.
<Il programma elettorale di Enzo Romeo ha veramente del rivoluzionario, non tanto e non solo per la possibile soluzione dei gravi problemi che affliggono la città e in special modo le frazioni, abbandonate a se stesse da anni di [mal]governo vibo-centrico. In ogni campagna elettorale Vibo Marina e le marinate, insieme alle altre frazioni interne, sono sempre state utilizzate per conquistare i voti degli abitanti di quei territori; eppure, finita la campagna, nulla è cambiato. Nel nostro programma invece noi mettiamo al centro i quartieri periferici e le marinate che consideriamo un unicum con il centro città per i quali abbiamo progetti concreti per rivitalizzare quei territori>.
E qual è l’dea nel concreto?
<Innanzi tutto vogliamo sviluppare la vocazione turistica delle marinate. Vibo Marina si trova in posizione intermedia tra Pizzo e Tropea eppure non riesce a decollare perché è stata sempre trascurata sotto questo profilo. Al riguardo, ci sono imprenditori illuminati che hanno presentato progetti imprenditoriali per rivitalizzare il porto e qui mi riferisco ad esempio al progetto, di un noto imprenditore vibonese, fermo da vent’anni a causa delle pastoie burocratiche (e carte bollate) che si è concluso di recente con una sentenza che ha condannato al risarcimento dei danni il comune (sic). Il porto di Vibo Marina non può essere più considerato un mero molo di transito per i diportisti che poi si recano in altri siti turistici, ma deve crescere nelle infrastrutture e nei servizi a terra affinché diventi esso stesso motivo di attrazione e di crescita economica. La prima cosa da fare è facilitare, se non creare ex novo, i collegamenti viari tra lo scalo portuale e l’area industriale di Portosalvo. Questa deve riprendere la sua vocazione industriale e di servizio, mediante un nuovo approccio per affrontare il fenomeno della deindustrializzazione che negli ultimi anni è andato sempre più deteriorandosi>.
Come? Mi faccia un esempio
<È subito detto: la spinta politica, anche qui, verso una nuova Zes che favorisca gli investimenti nell’area è il leit motive di questa coalizione. Ma anche il trasferimento di complessi industriali oramai obsoleti che insistono stancamente dietro il molo verde e che sono stati oggetto di interventi di varia natura nella scorsa amministrazione. Questo deve essere riconsiderato facendo un’analisi seria del problema e scevra da ogni personalismo. Quell’insediamento industriale è un pugno nell’occhio di quello splendido tratto di costa dove insistono due lidi balneari. I presunti profeti dell’industrialismo spinto a prescindere, obietteranno che già il settore industriale è in crisi con una grave disoccupazione che affligge l’area, ma …est modus in rebus, una buona amministrazione deve essere in grado di trovare con buon senso la giusta via per non compromettere il diritto al lavoro e all’impresa e l’altrettanto pregnante diritto della collettività di fruire di quella, potenzialmente, splendida risorsa naturale. Immaginiamo cosa si potrebbe realizzare in quell’area oggi occupata da quegli enormi depositi petroliferi, la maggior parte dei quali non più in uso, per raggiungere la quale le autocisterne devono transitare per le vie della frazione causando del traffico pesante (e quindi dannoso) che mal si concilia con la vocazione prettamente turistico balneare dell’intera zona. Eppure, a due chilometri c’è un’intera area industriale a disposizione. L’operazione non è esente da costi, è vero, ma si tratta di costi che un’impresa moderna che abbia a cuore anche la sostenibilità, sa che possono essere ammortizzati nel tempo anche con il miglioramento delle condizioni logistiche cui si verrebbe a trovare nel nuovo insediamento e perché no con l’aiuto pubblico. Qualche candidato a sindaco ha invece ritenuto che Vibo Marina deve ritornare ai suoi fasti passati di porto industriale e quindi quell’insediamento (sì, proprio quello) deve rimanere al suo posto anche se obsoleto e sotto utilizzato. Mi chiedo dove abbia gli occhi per non vedere le potenzialità che potrebbe invece offrire un riutilizzo dell’area bonificata in senso turistico e, me lo faccia dire, ecologicamente sostenibile>.
Perché secondo lei l’elettore dovrebbe credere che la coalizione progressista cambierà le cose?
<Giusta domanda. Intanto l’elettore si trova davanti allo stato delle cose così come sono state lasciate da ben tre amministrazioni di destra e centro, cioè questi stessi personaggi che oggi si ripropongono come nuovi ma divisi. L’elettore ha la prova provata che le promesse elettorali passate non hanno avuto alcun riscontro fattuale, perché altri erano gli interessi. Noi siamo veramente nuovi nel panorama politico, con idee e progetti reali e vogliamo metterci alla prova. Inoltre siamo “liberi”. Sì, liberi da condizionamenti di ogni genere, perché abbiamo chiesto il voto ai cittadini per bene (e solo a quelli) senza promettere prebende e favori, ma solo impegno e dedizione verso la collettività. Guardi, ho ascoltato il candidato sindaco di Rifondazione Comunista, del quale apprezzo l’onestà intellettuale e l’integrità morale, ma mi sono preoccupato quando, nel suo programma, parla di fare le piccole cose, risolvere i piccoli problemi cogenti e immediati che affliggono la cittadinanza: la carenza d’acqua, la diseguaglianza sociale, la mancata partecipazione della cosa pubblica ecc. Sì, apprezzabile, ma una città non si governa come se fosse un modesto condominio, ma occorre saper utilizzare le risorse disponibili e che si possono procacciare per realizzare opere e infrastrutture che abbiano un fine economico e sociale, ma anche avere una visione futura; immaginare una città a misura d’uomo dove i servizi di base devono essere garantiti e dove ogni cittadino deve essere felice (che è poi il fine ultimo della politica)>