Il popolo progressista ritrova la voglia di partecipare e combattere e, spinto dalla gravità dei problemi sanitari che da tempo investono l’intero territorio provinciale, invade palazzo Gagliardi nel nobile intento di dare un contributo ad un confronto delle posizioni che non si verificava da tempo. Arrivano dalla città e dalla periferia e la sala che li accoglie si dimostra subito piccola. C’è tanta gente in piedi e nei corridoi. Tutti vogliono ascoltare; tutti vogliono capire, valutare, decidere. Ci sono politici, amministratori, sindacalisti e soprattutto tanti cittadini preoccupati dal disastro ormai dietro l’angolo. Un risveglio delle coscienze, un recupero di consapevolezza, una primavera dell’orgoglio vibonese che tutti si augurano possa durare a lungo.
Gestione fallimentare
Gestione fallimentare
Le voci sono tante, ma il grido conclusivo è uno solo: restare uniti per restituire alla gente il diritto alla vita. Quel diritto alla vita, alla salute e all’assistenza sanitaria ormai negato da una gestione fallimentare del sistema che dura da decenni e che non sarà facile sradicare. Una gestione che negli ospedali ha progressivamente cancellato reparti, posti letto e servizi alimentando quella mobilità passiva che ogni anno incide sul bilancio della Regione per circa 300 milioni di cui ben 60 a carico del Vibonese. Emblematico il caso segnalato dal sindaco Enzo Romeo e riguardante un cittadino sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio e, dopo mille peripezie, ricoverato a Palermo.
I macigni di Romeo
A introdurre il dibattito è Michele Furci che spiega i motivi dell’assemblea per poi cedere la parola al primo cittadino di Vibo. I suoi toni sono pacati, ma le parole sono macigni che rotolano e travolgono. Macigni che investono tutti gli avversari politici a cominciare da Occhiuto per finire a chi, stando in maggioranza alla Regione e in Parlamento, non rappresenta adeguatamente il Vibonese. Romeo, in questo caso, non fa nomi, ma i destinatari dei suoi siluri sono chiari a tutti. Così come è chiara a tutti la sua ferma volontà che neanche uno spillo dello Jazzolino venga portato fuori Vibo.
Antonio Lo Schiavo
Poi, sul palco sale Antonio Lo Schiavo e la tensione in sala lievita. Il consigliere regionale del Gruppo misto si produce in una lucida analisi della situazione puntando il dito contro “il silenzio – dice – dei nostri interlocutori”. Lamenta diritti negati, si sofferma sull’importanza del diritto alla salute. Poi, apre il fuoco alzo zero contro Roberto Occhiuto e la gestione fallimentare della sanità regionale, nonché contro i contenuti del “video banale” con cui il commissario ad acta della sanità regionale prova, non senza suscitare sorpresa, a prendere in mano la situazione vibonese sostenendo cose che sarebbero del tutto campate in aria. “I 25 milioni assegnati allo Jazzolino – spiega – sono frutto di un cofinanziamento con fondi del Pnrr e fondi regionali. I fondi regionali sono rimodulabili, quelli del Pnrr assolutamente no. Basta guerra tra poveri, ci vuole una mobilitazione permanente e io sono pronto a stare in prima fila assieme a tutti voi”.
Raffaele Mammoliti
Il microfono passa nelle mani di Raffaele Mammoliti e lo spartito non cambia. L’esponente del Pd plaude al risveglio socio-culturale della cittadinanza che, a suo avviso, è indispensabile per risollevare le sorti del Vibonese affossato dalla diminuzione delle risorse per colpa di chi, lavorando all’Asp, ha omesso di quantificare le attività. Scaglia , quindi, un potente siluro contro gli avversari del centrodestra che “sono pronti a smantellare la sanità pubblica perché vogliono una sanità a prova di portafoglio”. Un’ondata che, a parere di Mammoliti, va arginata passando per una Conferenza dei sindaci aperta al contributo di tutti per elaborare un progetto serio sulla sanità, nonché attraverso un’azione decisa per rivendicare il riequilibrio delle risorse a favore del Vibonese. Lo squillo finale ha il sapore della rabbia. “Noi – conclude il consigliere del Pd – non ci fermeremo e lavoreremo per incrociare le istanze di altri territori per marciare uniti sulla cittadella regionale”.
Sindacati e associazioni
Di bisogno di unità e di necessità di porre fine ad ogni forma di commissariamento parla il segretario della Cgil Enzo Scalese. In sintonia anche il pensiero del segretario della Cisl Magna Grecia, Daniele Gualtieri, che ribadisce il no ai commissariamenti e il convinto si alle competenze. Gli interventi si susseguono offrendo ai presenti le testimonianze di Mimmo Pafumi, segretario della Fials; Michelangelo Miceli, ex direttore sanitario dell’Asp; Fortunato Petrolo, sindacalista, Pino Conocchiella, portavoce del Terzo Settore ed altri ancora sino ad arrivare al cardiologo Soccorso Capomolla che, dopo aver snocciolato una serie di elementi che sarebbero alla base dei guai della sanità vibonese, a mò di monito ricorda a quanti ostacolano e negano il diritto alla salute che “la malattia è la forma più alta di democrazia”. Porta il suo contributo ai lavori assembleari anche Enzo Insardà, segretario provinciale del Pd che punta alla creazione di un tavolo tecnico in prefettura permanente e aperto a tutte le parti sociali.
Le conclusioni
A tirare le conclusioni è il sindaco Enzo Romeo. “Abbiamo fatto insieme – chiosa – una bella campagna elettorale ottenendo un risultato che ancora brucia alla destra. Possiamo e dobbiamo stare ancora insieme sui problemi del territorio per conseguire quei risultati che possono cambiare il volto di Vibo e provincia”. A microfoni spenti, nella stessa serata di ieri, si è cominciato a lavorare alla stesura di un documento che, elaborando contenuti e proposte emersi in assemblea, faccia da vangelo programmatico per le iniziative da attivare subito a salvaguardia dello Jazzolino e della medicina territoriale. Un documento che, soprattutto, dica con la chiarezza che nell’assemblea non c’è stata quale sarà, nell’immediato, la posizione dell’area progressista per evitare che i 25 milioni del Pnrr vadano persi. Sempre che ciò non si sia già verificato. Una sensazione questa che aleggia a margine dei lavori assembleari e che, in assenza di decisioni tempestive, potrebbe diventare triste realtà.