Energia troppo cara, imprese calabresi sotto pressione: pagano il 22% in più della media europea

Nel 2024 i costi elettrici per le piccole e medie imprese hanno raggiunto i 53 milioni di euro. Calabria maglia nera anche per la spesa familiare e il calo degli investimenti green

Un quadro allarmante ma non privo di potenzialità quello che emerge dal report “Le sfide energetiche della transizione green per le imprese della Calabria – 2025”, curato dall’Osservatorio MPI Confartigianato Calabria. Nel 2024, le imprese calabresi dei settori a più alta concentrazione artigiana – alimentare, moda, legno, metalli e manifatture – hanno sostenuto una spesa per l’energia elettrica di 53 milioni di euro, vale a dire 10 milioni in più rispetto alla media europea. A livello nazionale, le micro e piccole imprese italiane pagano l’energia il 22,5% in più rispetto ai competitor europei, complice il peso di tasse e oneri parafiscali più che doppi rispetto alla media UE.

Un macigno su imprese e famiglie

Un macigno su imprese e famiglie

Il rincaro non grava solo sul tessuto produttivo, ma anche sulle famiglie calabresi: la spesa per energia elettrica ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, pari al 5,6% della spesa complessiva contro una media nazionale del 4,7%. In rapporto al Pil regionale, il dato – 3,3% – è il più alto d’Italia. Le province più colpite sono Cosenza (3,7%) e Vibo Valentia (3,5%), seguite da Crotone (3,2%) e Reggio Calabria (3,1%). Nonostante un leggero rallentamento dell’inflazione energetica, i prezzi di elettricità e gas restano del 44,4% superiori ai livelli del 2021, segno di una “bolla” che continua a pesare su imprese e famiglie.

Vibo provincia virtuosa

Sul fronte della transizione ecologica, il quadro non è più incoraggiante: solo il 24,9% delle imprese calabresi ha investito nel 2024 in tecnologie a basso impatto ambientale, quasi cinque punti in meno rispetto al 2023. La provincia più virtuosa è Vibo Valentia (30,8%), seguita da Reggio Calabria (29,9%), mentre Cosenza registra un crollo di oltre 11 punti percentuali. Tra le cause, Confartigianato segnala la stretta creditizia e i ritardi nell’attuazione del Piano Transizione 5.0, che ha lasciato inutilizzati 3,9 miliardi di euro a livello nazionale.

Risparmio e sostenibilità ambientale

Ciononostante, il tessuto produttivo calabrese mostra segnali di orientamento alla sostenibilità: l’83,4% delle nuove assunzioni previste richiede competenze legate al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, anche se quasi un lavoratore su due (48,1%) è difficile da reperire. “La transizione energetica non può essere sostenibile se non è anche equa”, commenta Salvatore Ascioti, presidente di Confartigianato Imprese Calabria. “Le micro e piccole imprese della regione affrontano ogni giorno un doppio svantaggio: costi energetici troppo alti e difficoltà di accesso agli incentivi. Abbiamo bisogno di un piano energetico calabrese che favorisca l’autoproduzione da fonti rinnovabili, sostenga gli investimenti e riduca la dipendenza esterna”.

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