Farmacia territoriale, il sindaco Giuseppe Dato spiega come uscire dall’emergenza (video)

Medicinali che non arrivano, terapie che slittano, file estenuanti e una sala d'attesa simile a una topaia hanno finito per fare scattare l'allarme

Il problema della farmacia territoriale resta in primo piano per tutti tranne che per il management dell’Asp di Vibo Valentia. Chi gestisce resta alla finestra, anzi parecchio dietro la finestra, come se il problema non fosse di propria competenza. Intanto, dilagano polemiche, lamentele, proteste e gli utenti, a partire da domani martedì pomeriggio, potranno tornare in via Protettì a urlare il loro disappunto per le ore di sofferenza che bisogna vivere in un angusto angolo di palazzo Rosano prima di avere le agognate medicine.

Ipotesi Poste Italiane

Ipotesi Poste Italiane

Uno spettacolo triste che si ripete tutti i giorni e del quale s’è ampiamente discusso anche in consiglio regionale su iniziativa dei consiglieri Raffaele Mammoliti e Antonio Lo Schiavo senza, tuttavia, approdare ad un impegno preciso da parte del commissario regionale alla sanità Roberto Occhiuto. Questi sarebbe orientato addirittura ad affidare il servizio di consegna farmaci a Poste Italiane. Ipotesi che viene subito scartata dal farmacista Giuseppe Dato che, nel corso di una nostra intervista, la bolla come inattuabile non solo perché molti farmaci vanno tenuti in frigo, ma anche perché a consegnarli ci vorrebbe obbligatoriamente un farmacista. Ammenochè Occhiuto non pensi di dotare furgoni e motorini di Poste Italiane di impianto refrigerante e di mettere alla loro guida dei farmacisti, la proposta dovrebbe avere fiato molto corto.

Proposte concrete

Ci sono, invece, proposte più fattibili e che il dott. Giuseppe Dato, nell’intervista in video, esterna con chiarezza. Le stesse costerebbero poco o niente alla Regione e alle varie Asp anche perché vedrebbero impegnate in tutti i paesi le varie farmacie in cambio di circa quattro euro per il fastidio della prenotazione e consegna dei farmaci ai pazienti. Non solo, così facendo, si porrebbe fine al calvario delle persone sofferenti, ma si porrebbe anche fine allo spreco di tanti farmaci che, magari, vanno a scadenza nei depositi, mentre i malati ne restano senza. Peraltro, bisognerebbe capire anche la consistenza dell’organico della farmacia territoriale di Vibo per individuare i motivi della mancata registrazione di migliaia di piani terapeutici che, stando a quanto riportato da Gazzetta del Sud, graverebbero pesantemente sul bilancio dell’Asp e sulla salute degli utenti.

In campo Azienda Zero

Occhiuto, tra l’altro, ritiene che tutti gli iter amministrativi debbano gravare su Azienda Zero per consentire alle aziende sanitarie di dedicarsi al miglioramento dei servizi essenziali. Idea buona. Considerato, a questo punto, che il commissario di Azienda Zero, Gandolfo Miserendino, è anche commissario straordinario dell’Asp di Vibo, perché non avvia la “rivoluzione” proprio da Vibo che, probabilmente, tra le province calabresi, in tema di farmaceutica territoriale, è quella che sta decisamente messa peggio?

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