A Filadelfia, nel Vibonese, il Carnevale non si spegne con un semplice addio, bensì viene celebrato con una festa che mescola ironia, teatralità e un pizzico di filosofia popolare. Dopo anni di pausa, il tradizionale “Carnevaletto” è tornato a vivere grazie all’impegno di un gruppo di appassionati, “Gli amici del Carnevaletto”, con il sostegno della Pro Loco e dell’attività locale “Giardino in gioco”.
La storia è sempre la stessa, eppure non smette di coinvolgere: Carnevale, l’eterno bonaccione amante del buon cibo e del vino, si ritrova in fin di vita. Lui dà la colpa all’invidia, ma tutti sanno che forse gli eccessi hanno avuto un ruolo decisivo. In scena, portato in barella dalla moglie “Corajisima” – incarnazione della Quaresima – arriva sul palco dove lo attende un medico decisamente sui generis, accompagnato da due infermieri altrettanto strampalati. Tra bicchieri di vino e bocconi di crocchette di carne, i tre si cimentano in un’operazione surreale: dal corpo di Carnevale estraggono salsicce al posto delle viscere e vino al posto del sangue. Il pubblico ride, si diverte, ma poi arriva la sentenza del medico: “L’operazione è riuscita, il paziente è morto”.
La storia è sempre la stessa, eppure non smette di coinvolgere: Carnevale, l’eterno bonaccione amante del buon cibo e del vino, si ritrova in fin di vita. Lui dà la colpa all’invidia, ma tutti sanno che forse gli eccessi hanno avuto un ruolo decisivo. In scena, portato in barella dalla moglie “Corajisima” – incarnazione della Quaresima – arriva sul palco dove lo attende un medico decisamente sui generis, accompagnato da due infermieri altrettanto strampalati. Tra bicchieri di vino e bocconi di crocchette di carne, i tre si cimentano in un’operazione surreale: dal corpo di Carnevale estraggono salsicce al posto delle viscere e vino al posto del sangue. Il pubblico ride, si diverte, ma poi arriva la sentenza del medico: “L’operazione è riuscita, il paziente è morto”.
Parte così un corteo funebre grottesco, con preti, vescovi, Papi e suore, accompagnati dal complesso musicale “Giovanni Gemelli”. Il viaggio termina nel luogo storico della Società Operaia, dove il fantoccio di Carnevale viene bruciato, segnando simbolicamente la fine del periodo di festa e l’inizio della Quaresima.
Non solo tradizione
Ma il Carnevaletto non è solo tradizione, è anche innovazione: dal 2020, quando è stato ripreso, si sono aggiunti nuovi personaggi. Tra questi, Catarnuzzasdocchiamuorti, la nemesi del medico, convinta che a uccidere Carnevale sia stata l’invidia e non il cibo, e Caronte, che legge il testamento del defunto e lo accompagna nell’aldilà con il suo spirito goliardico. Quest’anno ha fatto il suo debutto anche la bambolina di “Corajisima”, aprendo il corteo e segnando il passaggio alla Quaresima.
A chiudere la serata, un ritorno ai piaceri della vita: braciole sapientemente cucinate dalle donne della Pro Loco e vino locale, perché, in fondo, il Carnevaletto è proprio questo. Un inno alla gioia di vivere, alla condivisione, alla capacità di ridere anche della fine, ricordandoci che ogni festa, ogni abbondanza, ogni eccesso lascia spazio a un nuovo inizio. E che, prima o poi, Carnevale tornerà sempre.

