La Corte di Cassazione ha messo la parola fine a un lungo e tormentato iter giudiziario che ha coinvolto l’ex sindaco di Vibo Valentia, Michele Montagnese. Si chiude così una vicenda iniziata con il procedimento penale Why Not, in cui Montagnese era imputato per abuso d’ufficio in qualità di componente del Collegio Sindacale di Fincalabra, in relazione a un finanziamento concesso dalla stessa società alla società Tesi.
Processo infinito
Processo infinito
Il procedimento si era arrestato al secondo grado di giudizio, quando la Corte d’Appello di Catanzaro aveva dichiarato la prescrizione del reato, mantenendo però inalterate le statuizioni civili di primo grado. Tuttavia, a distanza di anni, la stessa Corte non aveva mai notificato né all’imputato né al suo difensore, l’avvocato Bruno Ganino, la sentenza d’Appello, determinando un errore procedurale grave: il passaggio in giudicato erroneamente statuito.
Questo errore ha scatenato una raffica di procedimenti civili contro l’ex primo cittadino, con una richiesta di risarcimento da parte di Fincalabra pari a oltre quattro milioni di euro.
Nel frattempo, Montagnese non ha mai smesso di proclamarsi innocente, come confermato nel procedimento parallelo Tesi, che lo ha visto assolto con formula piena. Forte di questa assoluzione, ha presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, che dopo quasi 12 anni dalla sentenza d’Appello, ha finalmente riconosciuto il clamoroso errore giudiziario e posto fine alla sua lunga battaglia legale.
Gli effetti
Con la revoca delle statuizioni civili, anche i procedimenti civili ancora pendenti sono destinati a decadere. Ma resta aperto un interrogativo: chi pagherà il conto?
Fincalabra ha avviato e sostenuto numerosi procedimenti, sia penali che civili, con costi legali significativi. Inoltre, c’è da considerare il denaro finanziato alla Tesi, che non è mai stato riscosso, nonostante la società ne avesse facoltà al tempo dei fatti.
Le parole di Montagnese
Dopo anni di battaglie giudiziarie, Michele Montagnese ha voluto esprimere pubblicamente la sua gratitudine: “Ho il dovere morale di esprimere ancora una volta, ad alta voce, l’infinita riconoscenza per l’attività lavorativa svolta dagli Avvocati Bruno Ganino in ambito penale e Raffaele Carullo in ambito civile, per avermi assistito nei numerosi procedimenti, ingiustamente aperti a mio carico, celebrati ed ancora pendenti. La loro dedizione ed alta professionalità hanno fatto emergere la verità dei fatti, portando la Suprema Corte di Cassazione a statuire anche nel merito sull’errore giudiziario accorso alla mia persona. Ed un plauso altrettanto grande va alla mia famiglia, che con dignità ha supportato e sopportato, senza esserne responsabile, tutte le volgari azioni intentate sulla mia persona”.
Un epilogo che chiude un caso giudiziario lungo e travagliato, ma che lascia aperte molte domande su responsabilità e conseguenze economiche di questa vicenda.