Giannino Losardo, 45 anni dopo: si riapre l’inchiesta sull’omicidio del politico che sfidò i clan

Una nuova testimonianza potrebbe riscrivere la verità sul delitto che sconvolse Cetraro nel 1980
losardo

A distanza di 45 anni, il nome di Giannino Losardo torna a risuonare forte. Era il 21 giugno del 1980 quando il politico comunista e capo segreteria della procura di Paola veniva ucciso a sangue freddo per le strade di Cetraro. Un omicidio che da decenni pesa come un macigno nella storia calabrese, simbolo di una stagione di sangue in cui la ’ndrangheta cercava di soffocare ogni voce scomoda, soprattutto quelle più coraggiose. Secondo quanto riportato dalla “Gazzetta del Sud”, oggi potrebbe esserci una svolta. La Procura distrettuale di Paola ha deciso di riaprire l’inchiesta, spinta da una nuova testimonianza considerata “importante e potenzialmente decisiva” per fare luce sui mandanti e gli esecutori del delitto. La conferma è arrivata direttamente dal procuratore capo Domenico Fiordalisi, che ha dichiarato: “È tempo di riprendere a indagare. La magistratura ha acquisito nuovi elementi”.

Una vita contro i clan

Una vita contro i clan

Giannino Losardo era un politico determinato e scomodo. Consigliere comunale del PCI, rappresentava una delle poche figure istituzionali in grado di contrastare apertamente le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto politico, economico e imprenditoriale della costa tirrenica cosentina. Il 21 giugno, dopo aver lasciato un’assemblea municipale, Losardo fu affiancato da un’auto e colpito a colpi di pistola. Riuscì solo a sussurrare poche parole a un amico, lasciando intendere che conosceva i motivi dell’agguato. Parole che diedero impulso alle indagini, ma che non bastarono a raggiungere risultati giudiziari solidi. Il processo si svolse a Bari per legittima suspicione, ma si concluse senza colpevoli: Franchino Muto, Stefano Tuizzu, Lido Sericco e Rosario Marchese, indicati rispettivamente come mandanti ed esecutori, furono assolti.

Delitto politico senza giustizia

Quello di Losardo non fu un caso isolato. Negli stessi anni, la mafia uccise altri uomini simbolo della resistenza calabrese, tra cui Valarioti, Gatto, Ferrami e De Iudicibus. Tutti accomunati dalla volontà di opporsi a un sistema di potere criminale che aveva trovato sponde e silenzi all’interno delle istituzioni. Ora, grazie a una nuova valutazione di atti giudiziari ormai definitivi e alla testimonianza riemersa, la storia potrebbe cambiare. Non tanto sul piano delle responsabilità individuali — gli imputati assolti all’epoca non possono più essere perseguiti — ma su quello della verità storica e politica. Si potrebbe finalmente delineare un quadro più chiaro delle connivenze, delle protezioni e delle trame che resero possibile l’omicidio di Losardo.

Ferita ancora aperta

La riapertura delle indagini non è solo un atto giudiziario, ma un segnale. Indica che la memoria può diventare azione e che la ricerca della verità, anche dopo decenni, non è mai tempo perso. Come ha sottolineato “La Gazzetta del Sud”, il caso Losardo è parte integrante della “guerra di mafia” che ha insanguinato la provincia di Cosenza, lasciando un bilancio criminale che, ancora oggi, è solo parzialmente noto. Ora tocca alla magistratura provare a dare un volto, o almeno una cornice, alla verità che per troppo tempo è rimasta sepolta sotto il peso dell’omertà e della paura. Se davvero emergeranno elementi nuovi e concreti, si potrà forse riscrivere, con la forza della prova giudiziaria, uno dei capitoli più bui della Calabria contemporanea.

© Riproduzione riservata

Ti Potrebbe Interessare

Ignoti, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno dato alle fiamme la sua autovettura parcheggiata davanti a casa
Sei appuntamenti tra musica e teatro dal 4 al 29 agosto nell’anfiteatro ai piedi della storica torre cinquecentesca
A rischio alcuni immobili lambiti dalle fiamme. Il tempestivo intervento di alcuni volontari e dei vigili del fuoco ha limitato i danni

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Vibo Valentia n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019. Direttore Responsabile: Nicola Lopreiato
Noi di Calabria S.r.L. | P.Iva 03674010792