Nel Consiglio comunale di Vibo Valentia la politica continua a muoversi come un caleidoscopio impazzito, dove nulla sembra definitivo e ogni equilibrio dura il tempo di una votazione. L’ultimo episodio riguarda la presidenza della Quarta commissione consiliare, al centro di un vero e proprio “valzer della maggioranza”. Un cambio di casacca, un ritorno, un’apparente pace e poi di nuovo tensioni: la situazione appare tutto fuorché stabile.
Protagonista, ancora una volta, Marcella Mellea, finita fuori dai giochi solo poche settimane fa, quando aveva lasciato il gruppo che l’aveva sostenuta, avvicinandosi a un’area diversa dello schieramento. Una mossa che l’aveva fatta finire ai margini, esclusa anche dalla presidenza della commissione che aveva guidato fino a quel momento. Ma, come in un copione già scritto, oggi la stessa consigliera è tornata al suo posto, rivotata dalla maggioranza, come se nulla fosse accaduto.
Protagonista, ancora una volta, Marcella Mellea, finita fuori dai giochi solo poche settimane fa, quando aveva lasciato il gruppo che l’aveva sostenuta, avvicinandosi a un’area diversa dello schieramento. Una mossa che l’aveva fatta finire ai margini, esclusa anche dalla presidenza della commissione che aveva guidato fino a quel momento. Ma, come in un copione già scritto, oggi la stessa consigliera è tornata al suo posto, rivotata dalla maggioranza, come se nulla fosse accaduto.
Quanto accaduto in quarta commissione (Politiche sociali) potrebbe presto provocare qualche defezione nel gruppo dei Democratici Riformisti, poiché la decisione non è stata condivisa dal gruppo. È apparso evidente che Niko Console era assente, mentre Alessandra Grimaldi, capogruppo, aveva lasciato l’aula.
Dietro il nuovo riassetto, ci sarebbe un disegno più ampio, che mira a consolidare una maggioranza sempre più fragile. Le assenze strategiche durante il voto, le tensioni interne e le accuse di trasformismo rendono chiaro che la situazione è tutt’altro che pacificata. C’è chi parla di una “pagina ridicola”, chi invece di necessità tattica per evitare ulteriori fratture. Resta il fatto che anche questa scelta ha scatenato un acceso confronto.
Nessuna elezione vera e propria, solo una presa d’atto dell’assenza dei “contendenti” e della necessità di dare una guida alla commissione. Il tutto condito da tensioni, sussurri e malumori che sembrano annunciare nuove turbolenze. Perché, in fondo, a Palazzo Razza l’unica costante è il cambiamento.


