Giuseppe e Giovanni Lo Moro, un duplice omicidio che ancora cerca verità

La vicenda ha segnato per sempre la vita della figlia, Doris Lo Moro


Era l’8 gennaio 1985 quando Giuseppe Lo Moro, direttore didattico di 60 anni, e suo figlio Giovanni, appena diciannovenne, furono brutalmente assassinati in un agguato che sconvolse la comunità di Lamezia Terme e l’intera Calabria. Un crimine che ancora oggi, in cui ricade il quarantesimo anniversario, lascia dietro di sé più domande che risposte.

L’agguato sulla Statale

L’agguato sulla Statale

Giuseppe e Giovanni erano partiti da Lamezia Terme per recarsi a Filadelfia, dove Giuseppe svolgeva il suo lavoro di direttore didattico presso una scuola elementare, mentre Giovanni era diretto al liceo scientifico che frequentava. Durante il viaggio, lungo un tratto di strada solitario, la loro auto fu speronata da un altro veicolo, costringendoli a fermarsi.

Quella che poteva sembrare una banale lite stradale si trasformò nella tragedia conosciuta da tutti: i due furono fatti scendere dall’auto e colpiti da numerosi colpi di pistola. Giovanni morì sul colpo, mentre Giuseppe, nel disperato tentativo di fuggire, fu raggiunto e ucciso poco distante.

L’omicidio di Giuseppe e Giovanni Lo Moro suscitò immediatamente clamore. Giuseppe, figura di spicco della comunità, era noto per la sua integrità morale e il suo impegno civile. Le prime indagini esplorarono l’ipotesi di una matrice mafiosa, considerata la diffusa influenza della criminalità organizzata nella zona. Varie furono le piste seguite fino a giungere a una ritenuta veritiera.

Secondo la versione ufficiale infatti l’omicidio sarebbe stato il frutto di una lite stradale con due giovani del luogo, Tommaso Anello e Francesco Bartucca. Entrambi furono arrestati e processati con l’accusa di omicidio aggravato. Tuttavia, il processo non portò mai a una condanna definitiva, lasciando molti interrogativi aperti.

Le ombre sulla verità

La ricostruzione ufficiale dei fatti non ha mai convinto del tutto la famiglia Lo Moro. Doris Lo Moro, figlia di Giuseppe e sorella di Giovanni, ha più volte sottolineato come l’integrità del padre potesse averlo reso bersaglio di qualcuno con interessi criminali. Giuseppe, in qualità di direttore didattico, aveva denunciato più volte irregolarità e malaffare, attirando forse attenzioni indesiderate.

Doris ha dedicato gran parte della sua vita a ottenere giustizia per suo padre e suo fratello, ma il sistema giudiziario ha fallito nel fare piena luce sull’accaduto. “Un giudice mi disse: ‘Non posso darti giustizia’”, ha raccontato Doris in un’intervista, riassumendo il senso di impotenza e frustrazione che accompagna ancora oggi la sua famiglia.

Un libro per ricordare e denunciare

Nel dicembre 2024, Doris Lo Moro ha pubblicato un libro intitolato “Forte come il dolore. Un caso di giustizia negata” , in cui ripercorre la tragedia della sua famiglia. L’opera non è solo un memoriale, ma anche un modo per avvicinare chi ha vissuto o sta vivendo la stessa situazione. 
La storia di Giuseppe e Giovanni Lo Moro non è solo una tragedia personale, ma un simbolo delle tante vittime innocenti della violenza che ha segnato la Calabria negli anni ’80.

Ricordare Giuseppe e Giovanni significa non solo rendere omaggio alla loro memoria, ma anche continuare a chiedere giustizia per tutte le vittime di crimini impuniti. Perché senza verità non può esserci giustizia.

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