“Nonostante l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia sia a 67 anni, il livello più alto nell’Unione europea, l’età effettiva di pensionamento è ancora relativamente bassa (64,2), a causa dell’esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro”. È quanto si legge nel Rapporto annuale dell’Inps, riferito al 2023.
Nello specifico, l’età media al pensionamento è aumentata da 62,1 a 64,6 anni, passando da 59,5 a 61,5 anni per le pensioni anticipate e da 64,1 a 67,5 anni per quelle di vecchiaia. Inoltre, “rispetto al 2022, l’importo lordo mensile medio delle pensioni è pari a 1.373,17 registrando un aumento del 7,1% “in parte a causa della perequazione. Il numero complessivo di persone che percepiscono un reddito pensionistico si attesta a quota 16.205.319”. Maglia nera per le regioni del Sud: se, da un lato, gli importi medi più elevati si registrano al Nord e nel Lazio, quelli più bassi in Calabria e nel resto del Mezzogiorno.
Nello specifico, l’età media al pensionamento è aumentata da 62,1 a 64,6 anni, passando da 59,5 a 61,5 anni per le pensioni anticipate e da 64,1 a 67,5 anni per quelle di vecchiaia. Inoltre, “rispetto al 2022, l’importo lordo mensile medio delle pensioni è pari a 1.373,17 registrando un aumento del 7,1% “in parte a causa della perequazione. Il numero complessivo di persone che percepiscono un reddito pensionistico si attesta a quota 16.205.319”. Maglia nera per le regioni del Sud: se, da un lato, gli importi medi più elevati si registrano al Nord e nel Lazio, quelli più bassi in Calabria e nel resto del Mezzogiorno.