I depositi di Vibo Marina, la bomba che tutti fingono di non vedere

Gli incidenti negli impianti di carburante si susseguono seminando morti e feriti ma a Vibo sulla delocalizzazione si lavora a rilento

Dopo le esplosioni di Calenzano (Firenze) e quella di oggi a Centocelle (Roma), l’Italia torna a fare i conti con il rischio industriale e con la sua tragica imprevedibilità. In questo scenario, cresce l’angoscia a Vibo Marina, dove da decenni una vera e propria bomba ecologica e potenzialmente letale giace nel cuore della cittadina: un deposito di carburanti circondato da case, attività commerciali, lidi balneari e famiglie.

Un impianto letale

Un impianto che non solo rappresenta un rischio costante per la sicurezza dei cittadini, ma che è già stato oggetto di un sequestro per inquinamento e violazioni delle norme sulle emissioni. Non stiamo parlando di ipotesi: è tutto nero su bianco. Lo sa la magistratura, lo sa l’Agenzia regionale per l’ambiente, lo hanno toccato con mano le autorità a cominciare dalla Capitaneria di Porto, lo sa il Comune. Eppure, tutto procede come se niente fosse accaduto. O meglio, si tergiversa.

I primi soccorritori arrivati a Centocelle dopo la devastante esplosione dell’impianto di carburante (Dire)

L’ordine del Consiglio

Il Consiglio comunale di Vibo Valentia ha votato un ordine del giorno per la delocalizzazione del deposito di Meridionale Petroli. Un atto politico chiaro, netto, votato per mettere la parola fine a una minaccia intollerabile. Ma dall’esecutivo guidato dal sindaco Enzo Romeo, che si era presentato come il sindaco della svolta, non arriva alcuna risposta concreta. Qui è arrivato il momento di prendere atto che siamo di fronte a un pericolo serio perché c’è in gioco la vita e la salute di un’intera comunità.

Vibo Marina sotto scacco

A Vibo Marina si continua a vivere sotto scacco, prigionieri di un impianto che non dovrebbe più esistere in quella posizione e la cui concessione, per giunta, sta per scadere. E c’è persino chi, in modo irresponsabile, cerca di frenare la delocalizzazione. Forse dimenticando – o facendo finta di dimenticare – che ogni giorno di ritardo potrebbe essere quello fatale. Quanti morti e feriti servono in giro per l’Italia per capire che non si può più aspettare? Quanti articoli di cronaca nera, quante immagini di fiamme e ambulanze, quante famiglie distrutte devono ancora arrivare da altre città prima che anche a Vibo Valentia qualcuno trovi il coraggio di agire?

Si gioca con la vita

Il tempo della prudenza è finito. Il tempo del “vedremo” è finito. Qui si gioca con la vita e con la salute delle persone oltre che con lo sviluppo di un intero territorio che in frangenti del genere passa addirittura in secondo piano. E chi, avendo la responsabilità di governare, resta a guardare o peggio rallenta la messa in sicurezza del territorio, si rende complice. Oggi Vibo Marina ha bisogno di risposte. Domani potrebbe essere troppo tardi.

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