Fabrizio De André cantava: “Alla stazione c’erano tutti dal commissario al sacrestano; alla stazione c’erano tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano…”. Al funerale di Martina Piserà, invece, le istituzioni sono state, latitanti. Per dire il vero anche i commenti in questi giorni sono stati pochi, di circostanza, sfuggenti. Molti diranno di voler attendere l’esito della commissione d’indagine messa su dai commissari di governo.
La sconfitta dello Stato
Il problema non è se ci sono stati degli errori e delle negligenze. Se la commissione dovesse accertare che è stata una fatalità il problema rimane tutto intero. Una ragazza si rivolge ad una struttura pubblica non per una malattia grave ma per essere assistita nella sua maternità e vi trova la morte. Sarà stato una fatale tragedia, il personale medico e paramedico che l’ha assistita non ha colpe, anzi ha fatto tutto quello che poteva fare, sarà la commissione a dirlo e sarà l’indagine della Procura di Vibo a verificare ciò che è successo. In ogni caso è sempre una sconfitta dello stato e delle sue istituzioni. E’ la credibilità dello Stato a subire una ennesima sconfitta. Di fronte ad avvenimenti così tragici mi sarei aspettato una mobilitazione di tutte le istituzioni al fianco del marito di Martina. Invece nulla.
Il vescovo Attilio Nostro
Al funerale erano presenti l’arcivescovo Attilio Nostro e i due sindaci di Filandari e Pizzo. A loro aggiungerei il commissario Vittorio Piscitelli che ha speso parole sentite di vicinanza alla famiglia. A pensarci bene è una fotografia delle nostre istituzioni. La Chiesa e i sindaci sono ormai le uniche istanze democratiche vicine alla gente comune. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo, vedremo gli sviluppi. Poi il vuoto.
Anniversari e celebrazioni
Il governo sta a Roma e i suoi rappresentanti vengono in Calabria solo per anniversari, celebrazioni, convegni. La Regione è tutta concentrata a portare avanti una nuova narrazione della Calabria e le cose brutte che possono ledere questa immagine non trovano spazio. Per cui invece di spendere una parola su Martina si preferisce parlare dei grandi progressi della sanità, del turismo e compagnia cantando. Si sentono voci singole e isolate ma gli eletti dal parlamento alla Regione, i partiti, i movimenti, le associazioni sono concentrati su altro. Poi si arriva alle votazioni, la gente non va a votare, e tutti a chiedersi: perché?