I giovani e la nuova restanza, idee e formazione per accendere la speranza e fare crescere il territorio

Giovanni Scalamogna e Antonio Puccio sono i protagonisti e gli ideatori, insieme ad un gruppo di volontari, del Villaggio della Restanza: esperienze a confronto per la ripartenza del Vibonese e della Calabria

Sono andati via per studiare nelle facoltà più prestigiose ma non hanno mai chiuso con la loro terra, hanno voluto ritrovarsi nella loro città, insieme a tanti altri giovani e raccontarsi le loro storie e le loro esperienze. Sono i protagonisti del Villaggio della Restanza, quelli che a fine di dicembre si sono dati appuntamento al Valentianum. Un evento organizzato da Giovanni Scalamogna e Antonio Puccio, protagonisti del progetto, al quale ha voluto dare un contributo anche il noto imprenditore vibonese Francesco Cascasi, attraverso la sponsorizzazione dell’evento.

Restanza, perché l’idea di discutere su quella che rappresenta l’altra faccia della partenza?
<L’idea di discutere su quella che rappresenta l’altra faccia della partenza nasce dalla condivisione di tre valori che hanno accomunato tutti i volontari della restanza, che sono:
1) crescita e contributo, inteso come quella volontà di essere attori di cambiamento nella propria realtà sociale.
2) Condivisione valoriale, inteso come base solida per costruire relazioni di fiducia e valore
3) Comunicazione costruttiva e orientata a nuove soluzioni, intesa come la necessità di esprimere il proprio pensiero critico con l’obiettivo dell’esclusiva ricerca di soluzioni. Dopo aver viaggiato per formazione e lavoro, tutti noi, siamo concordi che vivere in Calabria sia un’opportunità, a patto che si creda fermamente che il cambiamento è già in atto. Restanza intesa come “quell’essere dinamici, proattivi, protagonisti e fare le cose in un certo modo>.

La partenza è una condanna o un’opportunità per i giovani?
<Partire per sperimentare, conoscere ed esperenziare nuovi contesti crediamo sia un’opportunità, che si concretizza, certamente, ritornando in patria per condividere il proprio bagaglio culturale. Crediamo, tra l’altro, che impegnarsi per la propria terra è estremamente soddisfacente sia personalmente che socialmente>.

Restanza, perché l’idea di discutere su quella che rappresenta l’altra faccia della partenza?
<L’idea di discutere su quella che rappresenta l’altra faccia della partenza nasce dalla condivisione di tre valori che hanno accomunato tutti i volontari della restanza, che sono:
1) crescita e contributo, inteso come quella volontà di essere attori di cambiamento nella propria realtà sociale.
2) Condivisione valoriale, inteso come base solida per costruire relazioni di fiducia e valore
3) Comunicazione costruttiva e orientata a nuove soluzioni, intesa come la necessità di esprimere il proprio pensiero critico con l’obiettivo dell’esclusiva ricerca di soluzioni. Dopo aver viaggiato per formazione e lavoro, tutti noi, siamo concordi che vivere in Calabria sia un’opportunità, a patto che si creda fermamente che il cambiamento è già in atto. Restanza intesa come “quell’essere dinamici, proattivi, protagonisti e fare le cose in un certo modo>.

La partenza è una condanna o un’opportunità per i giovani?
<Partire per sperimentare, conoscere ed esperenziare nuovi contesti crediamo sia un’opportunità, che si concretizza, certamente, ritornando in patria per condividere il proprio bagaglio culturale. Crediamo, tra l’altro, che impegnarsi per la propria terra è estremamente soddisfacente sia personalmente che socialmente>.

Ci sono le condizioni per immaginare un futuro in questa terra?

<SI! Ci sono tutt’ora una serie di opportunità inesplorate che attendono di esser portate alla luce>.

Di recente la vostra associazione ha organizzato il Villaggio della Restanza, idee progettuali per guardare al futuro. Cosa immaginate?
<Certamente, fin dalla nascita, il villaggio della restanza nasce con un respiro pluriennale e questo ci proietta verso altre edizioni. L’associazione Aicem Calabria che si impegna a diffondere la cultura della cooperazione partecipativa, della cittadinanza attiva e dell’inclusione sociale quotidianamente è impegnata in progetti di educazione sui diritti umani e la creazione di reti di valore.

Cosa chiedete alla politica?
<Chiediamo di impersonificare i principi dei Restanti e continuare a contribuire a questa corrente di pensiero>.

In che modo la scuola può aiutare i giovani e renderli protagonisti nella propria terra?  <Impegnandosi, a tutti i livelli, nel trasferire il valore e la bellezza del rimanere e contribuire, come possibilità, e quindi come scelta, assolutamente valida e perseguibile>.

C’è un modello imprenditoriale a cui vi ispirate?
 
<Ci Ispiriamo ad un modello imprenditoriale definito Juugad innovation che nasce dall’analisi strategica dei mercati emergenti ed in via di sviluppo. Questo modello invita, grazie all’ausilio di diverse testimonianze virtuose, a rimanere flessibili, frugali ed al fare di più con meno. La semplicità è la chiave di volta di questa rivoluzione imprenditoriale>.

Vi spaventa vivere in una terra di ‘ndrangheta?
<No! Crediamo che questo sia il momento storico esatto per far si che questo non sia più un limite>.

Ci sono le condizioni, in questo momento, per superare questi ostacoli?

<Si, le condizione a contorno sono assolutamente allineate per favorire il superamento degli ostacoli passati>.

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