Hanno lavorato per anni tra le mura della Provincia, contribuendo al funzionamento della macchina amministrativa in tutti i settori, dall’economico al tecnico. Lo hanno fatto in silenzio, con senso del dovere, spesso anche con mezzi propri. Ora, però, i tirocinanti della Provincia di Vibo Valentia rompono il silenzio e si rivolgono direttamente ai consiglieri provinciali con una lettera pubblica che è un misto di richiesta, denuncia e appello al buon senso.
La scadenza imposta dalla Regione Calabria per avviare il percorso di stabilizzazione incentivata dei Tis (Tirocini di Inclusione Sociale) è ormai imminente, e i tirocinanti vibonesi temono di essere lasciati indietro mentre molti Comuni calabresi – e anche intere Province – stanno già procedendo con le delibere.
La scadenza imposta dalla Regione Calabria per avviare il percorso di stabilizzazione incentivata dei Tis (Tirocini di Inclusione Sociale) è ormai imminente, e i tirocinanti vibonesi temono di essere lasciati indietro mentre molti Comuni calabresi – e anche intere Province – stanno già procedendo con le delibere.
Veri lavoratori
“Noi tirocinanti utilizzati presso questo Ente non svolgiamo più da tempo il ruolo di meri tirocinanti – scrivono – ma di veri e propri lavoratori di questa Provincia”. Un’accusa, questa , che mette in luce anni di lavoro concreto svolto da persone che, pur ricevendo appena 680 euro al mese (inizialmente ogni due mesi), senza diritto a ferie, permessi o malattia, hanno portato avanti compiti cruciali nell’amministrazione dell’ente.
“Il turning point – spiegano – è arrivato con l’ultima Giunta regionale, che ha aumentato in modo significativo l’incentivo alle assunzioni stabili: si passa dai precedenti 25.000 euro a ben 56.000 euro per ciascun tirocinante (54.000 dalla Regione e 2.000 dal fondo nazionale). Un incentivo di tale consistenza – sottolineano – azzera di fatto la spesa di queste contrattualizzazioni per i prossimi quattro anni”. In altre parole, per i tirocinanti, non ci sarebbero più alibi.
La situazione nei Comuni
Molti Comuni si stanno muovendo. “A Vibo Valentia, Mileto, San Calogero, San Gregorio, Stefanaconi, Fabrizia – elencano i firmatari – le delibere sono già state approvate o sono in via di predisposizione. Altri, come Ricadi, Spilinga, Zaccanopoli e Parghelia, avevano già stabilizzato i propri tirocinanti senza neppure attendere i fondi regionali. E le Province? Cosenza ha già annunciato stabilizzazioni, mentre altrove – riferiscono – si tengono da mesi incontri e tavoli tecnici. A Vibo, invece, nulla. Non ci risulta che sia stata aperta una discussione vera, seria e approfondita”.
La delusione si fa più forte nel ricordare che “l’accorato documento” che il presidente aveva indirizzato loro tempo fa, con l’impegno a tutelarne la dignità e il lavoro, è rimasto lettera morta. “Non sono stati anni facili nemmeno per noi – scrivono – abbiamo condiviso le difficoltà della Provincia: inverni senza riscaldamenti, estati senza condizionatori, computer obsoleti, carta riciclata, attese per un semplice toner. Ma noi c’eravamo”.
E con un pizzico di amarezza aggiungono: “Abbiamo usato anche attrezzature nostre per la manutenzione delle scuole, migliorato i processi amministrativi, evitato sanzioni, recuperato somme per l’Ente. Non siamo sprovveduti e sappiamo le difficoltà economiche, ma ci chiediamo: davvero nessuno vuole aprire un confronto serio su cosa si può fare?”.
L’appello
I tirocinanti chiedono quindi alla Provincia di considerare tutti gli strumenti a disposizione: l’enorme contributo regionale, il risparmio che garantirebbe il turnover (ogni pensionamento può coprire due nuove assunzioni), e la sostenibilità di una stabilizzazione anche parziale. Citano l’esempio di Gioia Tauro, Comune in dissesto che ha comunque deliberato con esito favorevole della Cosfel grazie a una pianificazione responsabile e al supporto del contributo regionale.
“Il tempo stringe – concludono – e l’ultima nota regionale ci lascia poche alternative: se non si avviano stabilizzazioni, ad agosto saremo fuori da questo Ente. Dopo anni di impegno, disagi e rinunce, chiediamo solo l’attenzione che meritiamo”.