Il boss che non dimentica, nel mirino ancora il magistrato Marisa Manzini

Pantaleone Mancuso di nuovo sotto processo a Salerno per avere calunniato e offeso il pm sempre in prima linea contro la 'ndrangheta del Vibonese

Il primo processo era stato archiviato e il boss condanno in via definitiva. Ma prima di quel verdetto aveva pensato bene nel corso delle udienze di lanciare altre calunnie, ritenute lesive dell’onore e della reputazione del magistrato Marisa Manzini. Messaggi indiretti, come a voler insinuare il tarlo delle minacce che il codice penale non può in ogni caso ricondurre o declinare in nessuna accusa specifica.

E una vecchia storia quella che vede il boss Pantaleone Mancuso cl. ’61, (detto Scarpuni) alzare il livello dei toni anche da imputato e puntare Marisa Manzini, attualmente in servizio presso la Procura generale di Catanzaro, per anni simbolo della lotta alle cosche del Vibonese e, in particolare, al clan Mancuso di Limbadi.

E una vecchia storia quella che vede il boss Pantaleone Mancuso cl. ’61, (detto Scarpuni) alzare il livello dei toni anche da imputato e puntare Marisa Manzini, attualmente in servizio presso la Procura generale di Catanzaro, per anni simbolo della lotta alle cosche del Vibonese e, in particolare, al clan Mancuso di Limbadi.

E qualche settimana fa si è aperto davanti al Tribunale di Salerno (presidente Santoriello) un altro processo sempre a carico del boss e sempre con le medesime accuse. Il suo rinvio a giudizio risale al 15 aprile scorso. Procedimento scaturito da parole sarcastiche e cariche di veleno rese durante il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Salerno che era scaturito da quella frase offensiva e minacciosa che ormai tutti conoscono e pronunciata a Vibo Valentia durante il processo Black money (…. mo stai zitta ca parrasti assai…) e per la quale Mancuso è stato condannato in via definitiva.

L’avv. Giovanna Fronte

Davanti ai giudici di Salerno il boss ha tirato fuori tutta la sua acredine e lanciato accuse ritenute dal gip calunniose. Atteggiamento quello dell’imputato che non lascia certo tranquilla il magistrato, considerato lo spessore criminale di Pantaleone Mancuso. Parole che testimoniano che il boss non dimentica… perché Mancuso tra le altre cose affermava: (… il pm Manzini, non è un pubblico ministero che… capita tutti i giorni… Alla fine dell’esame del collaboratore (riferimento ad Andrea Mantella) si è permessa – diceva in quell’udienza il boss nelle sue spontanee dichiarazioni – si è permessa di introdurre una domanda che riguardava mia moglie che è morta… che non aveva nessun motivo di introdurla… anche perché secondo me, le chiacchiere di questo signore (Mantella) che parlava, non potevano non essere ben conosciute dal pubblico ministero, ecco perché dico o… ma veramente stiamo o… Cioè questo signore era bugiardo…”.

E tornando sul magistrato Marisa Manzini, Pantaleone Mancuso accusava ancora: “E’ un pm un pò strano, tant’è vero che ho scritto qualcosa… Proprio in quel procedimento ha citato una testimone di giustizia, pur sapendola falsa… e io non so più cosa fare… devo dimenticarla… io non lo so come mai l’ufficio di Procura di Catanzaro si occupa di una pagliuzza, perché qui stiamo parlando di una pagliuzza.. e non si occupa di quello che ha fatto Manzini Marisa a me… che mi ha fatto tante cose…”

Pantaleone Mancuso


Insomma secondo Mancuso il vero problema è Marisa Manzini e non le cosche, i boss, i loro efferati delitti. Benché più volte richiamato dal presidente del Tribunale in quell’occasione ha continuato a lanciare accuse pesanti nei confronti del magistrato. “La dottoressa Manzini durante il processo Blak Money ha abusato spesso del suo poter ed ha introdotto spesso argomenti che riguardavano mia moglie defunta, Buccafusca Santa, in maniera distorta. Lei sapeva la verità ma ha cercato in tutte le maniere di deformarla e non contenta al termine dell’udienza del 10 ottobre 2016 per farmi un dispetto gli ha fatto una domanda a quello sporcaccione di Mantella Andrea…”.
Pantaleone Mancuso (in questo processo difeso dagli avvocati Francesco Calabrese del Foro di Reggio Calabria e Paride Scinica del Foro di Palmi) accusava anche Maria Manzini (assistita dall’avvocato Giovanna Fronte) di avere sottoposto ad esame non solo Andrea Mantella ma anche Ewelina Pytlarz (moglie di Domenico Mancuso, fratello di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni).
“Io l’avevo pregata – aggiungeva ancora Mancuso – di non fare certi errori, ma purtroppo ho sempre perso tempo perché è stato come pregare un crotalo (serpente tra i più velenosi) a non compiere quel quel suo gesto di istinto bestiale”.

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