Il fermo richiamo di mons. Savino: stiamo consegnando ai giovani un mondo ferito, segnato da guerre e debiti ecologici

Il vice presidente della Cei intervenuto a Filogaso alla Fondazione Antonio Emanuele Augurusa ha lanciato anche una messaggio ai giovani: non tacere è un dovere, necessario liberare la Calabria dalla rassegnazione

“Se amiamo la Calabria, dobbiamo volerla diversa”. È la voce ferma e appassionata di mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, intervenuto a Filogaso nell’incontro promosso dalla Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, dedicato ai giovani e ai temi dell’impegno civile. Mons. Savino ha parlato senza giri di parole: “Dobbiamo liberarci, noi adulti, dalla sindrome del capezzale. I giovani non sono malati da curare, ma vita da ascoltare. I veri malati siamo noi, che stiamo consegnando a loro un mondo ferito, segnato da guerre, debiti ecologici e disuguaglianze”.

Un terra bellissima

Un terra bellissima

Per il presule, la sfida è culturale prima che politica. “La Calabria è una terra bellissima, ma intrappolata in un paradigma che la blocca. Dobbiamo passare da una Calabria sfigurata a una Calabria trasfigurata. E questo accade solo se ciascuno fa la propria parte”. Un passaggio forte è stato quello sulla politica e sulla responsabilità pubblica: “Occorre accettare il verdetto della democrazia, ma anche pretendere che chi governa metta al centro la sanità, il welfare comunitario e le politiche sociali. La politica non può restare organica ai soliti poteri, deve tornare a essere servizio del bene comune”.

Necessario vivere il Vangelo

E ai cattolici impegnati in politica Savino ricorda: “Non basta dichiararsi credenti, bisogna vivere il Vangelo. La politica, se non è anche mistica e arte, diventa piattaforma di interessi. Senza etica, non c’è giustizia; senza giustizia, non c’è legalità”. Il vescovo ha affrontato con forza anche il tema della ’ndrangheta: “Le mafie sono incompatibili con il Vangelo. Chi si dice cristiano e serve la ’ndrangheta adora un altro dio. Per amore del nostro popolo non possiamo tacere. Il silenzio, davanti al male, è complicità”.

Il coraggio di non tacere

Il suo messaggio finale è un appello alla speranza attiva: “I giovani non sono il futuro, sono l’adesso di Dio. Non siate fatalisti o pessimisti: diventate protagonisti di processi di emancipazione e liberazione. La Calabria cambierà solo se avrà il coraggio di non tacere più”.

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