Caro direttore, la discussione sulla destinazione del Porto di Vibo Marina costituisce di per sé una buona notizia. A maggior ragione se l’avvio del dibattito pubblico nasce come deliberazione unanime del Consiglio Comunale, massimo organo di rappresentanza politica per il governo del territorio.
Se ne può cogliere il valore se si analizza, quale metro di confronto, quanto emerso dall’inchiesta milanese sulla modificazione urbanistica della città. Si scopre adesso come la modernità e la vitalità di Milano siano avvenute anche attraverso un processo di gentrificazione, concetto che descrive il fenomeno di trasformazione urbanistica per il quale un’area degradata e popolare viene riqualificata e diventa attrattiva per un ceto sociale più elevato. Operazione che presenta aspetti positivi se governata dalla politica.
Se ne può cogliere il valore se si analizza, quale metro di confronto, quanto emerso dall’inchiesta milanese sulla modificazione urbanistica della città. Si scopre adesso come la modernità e la vitalità di Milano siano avvenute anche attraverso un processo di gentrificazione, concetto che descrive il fenomeno di trasformazione urbanistica per il quale un’area degradata e popolare viene riqualificata e diventa attrattiva per un ceto sociale più elevato. Operazione che presenta aspetti positivi se governata dalla politica.
Il caso Milano
Nel caso di Milano il vuoto della discussione pubblica sul governo del territorio è stato riempito dalla speculazione: l’impresa ha colto la possibilità di profitti enormi e ha messo in atto, secondo l’accusa, il processo deliberativo attraverso il condizionamento economico della valutazione tecnica. Inoltre, la supplenza alla politica non si è verificata soltanto da parte dell’impresa, che ha potuto così liberare i suoi istinti predatori, ma si avverte anche nella mancanza di un progetto alternativo rispetto all’idea di città che si stava concretizzando. La circostanza che la distrazione intellettuale sia stata subita da un’amministrazione di centrosinistra ha determinato l’assenza di ogni critica rispetto all’alterato dinamismo economico, che veniva giustificato dall’apparente vitalità cittadina.
Il vuoto della politica
Così non ci si rendeva conto dell’aumento ingiustificato dei prezzi per l’alloggio e della conseguente modificazione del tessuto urbano della città con spostamento di operai, studenti e impiegati verso le zone periferiche. Il vuoto della politica, quale critica all’esistente, è stato così riempito dalla magistratura la quale necessariamente opera attraverso strumenti di qualificazione giuridica, non certamente morale, etica e tanto meno politica. Strumenti che sono stati, tra l’altro, anche ridotti a causa dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio: la qualificazione delle condotte come corruzione appare infatti forzata e rischia di cadere al vaglio del giudice del dibattimento.
La strada da seguire
Ma torniamo alla nostra città. Dal confronto con quanto emerso su Milano si può allora apprezzare il dibattito pubblico sulla delocalizzazione dei depositi costieri. Proprio grazie alla discussione pubblica in atto possiamo constatare come la città si sia liberata dalla presenza di circoli ristretti, potentati economici e politici, che ne hanno bloccato lo sviluppo. Oggi è il Consiglio Comunale, all’unanimità, che impegna l’esecutivo verso una nuova idea di città e del suo porto. Lodevole è l’azione amministrativa che ha inteso dare concretezza all’indicazione del Consiglio Comunale. Lodevole è il risveglio dell’opinione pubblica che indica prospettive a sostegno o come pungolo verso l’Amministrazione Comunale. Occorre che la discussione non si fermi solo al tema della delocalizzazione, ma si sviluppi anche a immaginare il dopo, a come utilizzare uno spazio amplissimo posto tra la spiaggia e il porto.
L’area subito al Comune
È possibile il rilascio di nuove concessioni per attività compatibili con lo sviluppo turistico, ma non si deve escludere neppure, secondo quanto previsto dal codice della navigazione, la consegna dell’area all’ente locale, perché venga destinata a usi pubblici come luogo per mostre, mercati, cinema o teatro all’aperto. Uno spazio urbano aperto e accessibile.