Il potere come moneta: la parabola politica di Maria Limardo e la solita Italia delle ricompense

Dai palazzi comunali alle stanze del potere economico: l’ex sindaca di Vibo Valentia approda nel Cda di Fintecna. Un viaggio politico che racconta come il voto e la fedeltà contino più delle idee

C’è qualcosa di profondamente simbolico nella parabola politica di Maria Limardo, avvocato, prima donna sindaco di Vibo Valentia. Un simbolo, sì, ma non del riscatto femminile o della buona amministrazione. È il simbolo di un sistema politico che da anni ha smesso di credere nella “res pubblica” (cosa pubblica), trasformando il consenso in valuta e la militanza in garanzia di carriera.

Un calcio al passato

Un calcio al passato

Limardo, cresciuta politicamente tra le fila di Alleanza Nazionale, fu portata al successo nel 2019 dal centrodestra unito sotto l’egida del deputato Giuseppe Mangialavori. Una candidatura costruita nei laboratori della politica di potere, non certo nei cantieri delle idee. Poi, la rottura: esclusa prima dalla ricandidatura a Palazzo Luigi Razza e poi dalle liste alle regionali, la ex sindaca ha scelto la via più diretta – e forse più sincera – della sopravvivenza politica. Così, senza troppi giri di parole, è saltata sul carro della Lega. Per lei, oltre duemila voti nell’area centrale della Calabria: un risultato discreto, ma non sufficiente a garantirle un seggio in Consiglio regionale. Poco male. Perché, nel grande gioco del potere, il voto non è mai fine a se stesso: è merce, credito politico, anticipo su un incarico futuro.

Il servizio e la ricompensa

Ed eccolo, puntuale come una cambiale in scadenza: la nomina nel Cda di Fintecna, società controllata da Cassa Depositi e Prestiti. Una stanza silenziosa, dorata, lontana dai riflettori della politica di provincia, ma infinitamente più preziosa. Non serve indagare troppo per comprendere che questo è il vero obiettivo, la vera posta in gioco. Nulla di scandaloso, verrebbe da dire. Perché in Italia – quella vera, quella che vive tra corridoi, fondazioni, partecipate e consigli d’amministrazione – funziona così da sempre. Le nomine sono il prolungamento naturale del consenso, la ricompensa implicita per chi “c’è stato” e ha servito il partito (qualunque esso sia) nei momenti opportuni.

Clientele istituzionali

Fintecna, come conferma la stessa comunicazione aziendale, ha un presidente dal nome altisonante – Morello Diaz Della Vittoria Pallavicini – e un amministratore delegato di peso, Mario Valducci. In quella cornice, Maria Limardo entra non da outsider, ma da pedina riconosciuta di un meccanismo ben oliato: quello delle ricompense elettorali, dei cerchi magici, delle clientele istituzionalizzate.

Il cittadino vota, l’apparato incassa

E così, nel silenzio generale, l’ex sindaca di Vibo Valentia trova la sua nuova poltrona. Non è la prima, non sarà l’ultima. Il paradosso è che questa vicenda, in sé, non desta più indignazione. È ormai percepita come normale. Ma è proprio questa normalità – il fatto che nessuno si scandalizzi più – a dire tutto dello stato della nostra democrazia. Perché, a ben vedere, non c’è più distanza tra il voto e l’incarico, tra la militanza e la contropartita. Il cittadino vota, l’apparato incassa, e la politica – quella vera, fatta di visione e servizio – resta, ancora una volta, fuori dalla stanza.

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