Ha preso il via da qualche giorno il progetto di monitoraggio circa la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris) nell’area protetta. Il progetto nasce dalla collaborazione sugellata da una convenzione tra l’Ente Parco e l’Unical Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra.
Scopo del progetto
Il progetto ha come obiettivo quello di censire la presenza del gatto selvatico, con particolare riferimento alla Zona Speciale di Conservazione (ZSC) “Bosco di Stilo- Bosco Archiforo”, facente parte della Rete Natura 2000. La scelta della zona campione è stata valutata tenendo conto delle dimensioni. Coprendo difatti una superficie di circa 4.913,61 ettari, l’estensione della ZSC permetterà di poter generalizzare i dati di presenza all’intera superficie del parco tramite apposite analisi statistiche, ricavando informazioni anche sulla densità del mesocarnivoro. La metodologia di rivelamento prevede la tecnica del fototrappolaggio, una metodologia non invasiva particolarmente efficace per lo studio di specie elusive come il gatto selvatico.
Primi risultati
Sotto la guida del responsabile scientifico Prof. Emilio Sperone, installate nelle scorse settimane le prime fototrappole. I primi risultati preliminari indicano la presenza di almeno quattro esemplari di gatto selvatico all’interno dell’area di studio. Oltre al felide, le fototrappole hanno evidenziato anche una buona presenza di altre specie appartenenti alla comunità di mesocarnivori, in particolar modo mustelidi quali martora Martes martes e faina Martes foina, riprese in quasi tutti le stazioni di campionamento. Un lavoro prezioso, che permette di osservare più da vicino una specie elusiva e affascinante, spesso considerata sentinella della salute delle nostre foreste.
Il commissario Grillo ha dichiarato: “Il progetto di monitoraggio del gatto selvatico conferma l’altissimo valore ecologico del Parco delle Serre, scrigno di biodiversità tra i più rilevanti del Mediterraneo. In collaborazione con l’Unical, rafforziamo il nostro impegno per una tutela attiva, fondata su ricerca scientifica e partecipazione. Le prime evidenze non solo attestano la presenza del felide, ma restituiscono l’immagine di un ecosistema vivo, ricco e integro: un patrimonio da custodire con orgoglio e da trasmettere alle nuove generazioni”.